tumore al seno
Benessere & Salute

Tumore al seno: una storia di vita

 


Il mese di Ottobre è dedicato alla prevenzione del tumore al seno.

Oggi voglio condividere con voi l’esperienza di Fabiana d T., una donna che sta ancora lottando con il tumore al seno e che generosamente ci racconta la sua esperienza per se stessa, per condividere ed elaborare questo momento così difficile e intenso e per chi purtroppo condivide questa esperienza per sentirsi, forse, un pochino meno sola.

Come lo hai scoperto?

Durante una ecografia di controllo il dottore mi consiglia di fare anche una mammografia, si fa per routine una volta l’anno dai quarant’anni. La prenoto con calma e dopo qualche mese vado serenamente a fare questo ulteriore controllo. Qualche lastra a schiacciare il seno e via, vengo fatta accomodare in sala d’attesa. Perdendo tempo a chattare non mi accorgo che le altre donne intorno a me entrano e poi vanno via. Rimango sola nella saletta, raggelo ma nego a me stessa l’eventualità. Il tecnico di radiologia mi chiede di rientrare, rifaranno la mammografia. ‘Sono degli incompetenti’ penso con sollievo. Vengo di nuovo fatta accomodare ma questa volta in uno spogliatoio. ‘Ora arriva la senologa’ mi si dice. Il respiro si è fatto pesante, ho detto tra me e me che era arrivato QUEL GIORNO, proprio quel giorno che tentavo di allontanare dalla mia mente.

Ho chiuso gli occhi pregando che non fosse accaduto anche a me, stessa età di mia madre quando lei scoprì di avere un tumore al seno. Io avevo quattro anni allora, mio figlio ne ha solo due.

Ricordo le dita fredde della dottoressa e le uniche frasi catturate prima che la lucidità mi abbandonasse del tutto. ..abbiamo trovato microcalcificazioni sospette…erano due, nello stesso quadrante. Inizia il mio calvario fatto di dolore fisico e di attese estenuanti. Due biopsie eseguite dieci giorni dopo mi sprofondano nella certezza di un tumore maligno di grado moderatamente aggressivo.
E da li la corsa per la vita e contro un nemico che mi stava infestando silente. Roma, Milano e poi Ancona. Tre autorevoli consulti. Altre indagini ma via non perdiamo tempo! Uno ipotizza una quadrantectomia un altro una mastectomia. Ma cosa devo fare per vedere mio figlio andare all’asilo?

Decido di affidarmi al chirurgo che mi ha chiamata per nome, che mi ha offerto lo scenario più completo anche se non volevo sentirlo, che mi ha rassicurata, presa in carico come una bambina, io che andavo fiera della mia autonomia e della capacità decisionale ero li, interdetta e incapace di decidere. Ha deciso la mia pancia…e ha deciso bene. Ho fatto la chirurgia conservativa, una quadrantectomia con una cicatrice quasi estetica, dolore limitatissimo, tempo dell’operazione ridotto al minimo dai protocolli ospedalieri che prevedevano alcune fasi da sveglia, come l iniezione radioattiva per trovare il linfonodo sentinella.

Ero così tesa che le vene si spezzavano una a una e l’anestesista non trovava una via per farmi addormentare. Io avevo paura.

Il chirurgo mi ha preso la mano, un’altra mano carezzevole mi toccava il viso.

Vedevo le luci sopra il lettino affievolirsi e una voce mi diceva di pensare a mio figlio.

Devo a questa equipe del reparto di chirurgia senologica di ancona la mia nuova vita. Quando ci si risveglia dall’anestesia senza più un tumore ci si sente rinascere a nuova vita.
Io sono stata fortunata ma anche veloce e questo mi ha salvata da una seconda e più drastica operazione che sarebbe stata necessaria se le metastasi avessero raggiunto i linfonodi.

Accanto al mio letto in ospedale c’era una mamma come me. Lei non aveva avuto la mia fortuna e prontezza. Aveva fatto la chemio per ridurre la massa, poi una mastectomia radicale. Io ho pianto per lei e smesso di piangere per me. Ho smesso di lamentarni di non avere scarpe quando ho visto un uomo che non aveva piedi.”

Cosa si nasconde dietro alla parola cancro?

Dietro alla parola cancro si nasconde la parola tradimento. Alcune delle tue cellule silenziosamente si modifica per uccidere quello stesso corpo che le ha generate e nutrite. Bastarde. Bastarde che si rivelano quando è già tardi.”

Qual’è l’aspetto più duro della malattia da affrontare?

“L’aspetto più duro da affrontare è l’attesa dei risultati degli esami istologici e la metabolizzazione del tipo di operazione necessaria per eliminare il tumore. Il seno in fondo non è un organo vitale, questo pensano tutti. Meglio li che altrove. Si certo però è la mia femminilità che viene ferita, bisogna fare i conti con questo impatto psicologico che si ripercuote sulla immagine di sè e sulla autostima. Io ho solo una lunga cicatrice e la guardo con odio perché ha deturpato un seno bello e perché sento di non averla davvero meritata.”

La malattia è un modo con cui il corpo ci parla, ci chiede di cambiare, tu senti che qualcosa in te stia cambiando?

“Credo che scampare a un tumore dica un po’ a tutti la stessa cosa, non ti arrabbiare, lascia correre, goditi ogni istante, la vita è un soffio. Questa esperienza mi ha dato la determinazione di chiudere una relazione che mi aveva spenta. Ogni giorno che verrà me lo sono guadagnato e voglio viverlo in pienezza.”

Per la metamedicina ogni sintomo è un messaggio, quale messaggio hai letto nella tua malattia?

Nel mio tumore c’erano silenzi, sopportazione per amore di un figlio piccolo, rabbia, tonnellate di rabbia inespressa. Le nostre cellule impazziscono per la nostra infelicità!”

Cosa ti ha aiutato di più?

Ciò che mi ha aiutata di più è stato capire esattamente lo stadio della malattia e gli scenari possibili di cura. Mi ha dato la sensazione di poter controllare la cosa anche se poi la vera differenza l’ha fatta un chirurgo umano e molto competente.”

Grazie a Fabiana per averci raccontato la tua storia.

“La forza delle donne deriva da qualcosa che la psicologia non può spiegare. Gli uomini possono essere analizzati, le donne… solo adorate.”

Tiziana

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