Cosa fare se i bambini infastidiscono il vicinato condominiale
Bambini infastidiscono con rumore durante il riposo del vicinato.
Parliamo di rumori scomodi che si verificano nel condominio infastidendo il riposo del vicinato.
Cerchiamo di capire quali responsabilità gravano sul genitore di un bambino irrequieto.
Una questione che genera spesso numerosi dibattiti è quella della quiete pubblica. Stranamente capita a tutti di avere tra il vicinato “i bambini del piano di sopra”. Ci si arrovella su come facciano a provocare così tanto baccano e se sia responsabilità dei genitori garantire il silenzio.
Si può facilmente immaginare quanto potrebbero irritare in un caldo pomeriggio d’estate, durante l’ora della tradizionale pennichella, le squillanti e giovani voci mentre i piccoli rincorrono il pallone nel cortile sottostante.
Ne consegue che i bambini infastidiscono.
Ma non è diritto dei bambini giocare liberi durante l’infanzia?
Certamente si.
Tuttavia i problemi sorgono quando gli schiamazzi superano la normale “tollerabilità” negli orari tutelati (la notte sera o le prime ore del pomeriggio).
Quando i bambini infastidiscono?
Solitamente la molestia subita dai vicini può essere costituita: da bimbi rumorosi che giocano tra di loro; da lavori di manutenzione fragorosi; litigate sonore; suoni prodotti da strumenti musicali; rumori emessi da animali; hobby o attività commerciali.
La materia è disciplinata dall’articolo 844 del codice civile la quale prevede due distinte soluzioni a favore del soggetto danneggiato:
- un’azione giudiziale con lo scopo di fermare il rumore,
- un’azione volta al risarcimento dell’eventuale danno ex art.2043 c.c.
E’ necessario valutare la gravità del volume dei suoni da parte di un tecnico. E’ imprescindibile accertare se questi superino la soglia di tollerabilità e se la salute degli interessati possa subire un apprezzabile pregiudizio.
A tal fine, è utile segnalare l’Azienda Regionale per la Protezione dell’Ambiente, c.d. ARPA, specializzata nella verifica della tollerabilità del suono.
L’intervento dell’Arpa potrà avvenire solo se i rumori sono continuativi e dimostrabili.
Una volta dimostrato che l’attività rumorosa dei bambini configura un vero e proprio reato di disturbo della quiete pubblica, i genitori responsabili potrebbero rischiare una condanna che varia dal pagamento di un’ammenda all’arresto fino a tre mesi.
Il codice civile fornisce informazioni generali ma in ogni stabile è presente un regolamento specifico, formulato direttamente dal costruttore oppure dall’assemblea nel momento successivo alla vendita degli appartamenti.
All’interno del regolamento condominiale vengono stabiliti specifici orari in cui va osservato il “silenzio” (generalmente la sera e il primo pomeriggio) e le regole di utilizzo delle parti comuni, come il cortile per il gioco dei bambini.
Se il regolamento vieta l’esercizio di attività rumorose in determinate fasce orarie, la presenza di suoni continui nelle fasce vietate, quali il rumore provocato dal gioco dei bimbi, può essere considerata illecita.
Potranno intraprendere un’azione legale sia il singolo condomino che l’amministratore. Tuttavia quest’ultimo lo potrà fare solo se il fatto coinvolge parti comuni dell’edificio, come appunto nel caso in cui i rumori molesti sopravvengano a causa di un uso scorretto da parte dei piccoli dell’androne delle scale o del porticato, oppure se il fatto viola il regolamento di condominio.
In conclusione se da una parte, potrebbero essere rimproverabili i genitori che non educano i propri figli al rispetto del diritto al riposo altrui e non gli impediscono di arrecare danno agli altri, dall’altra, perché siano effettivamente considerati responsabili, la situazione deve aver varcato la soglia dell’oggettiva sopportazione.
Non è consentito al vicino lamentarsi indiscriminatamente, arrogandosi il diritto di vietare ai bambini di giocare e divertirsi.
Il diritto del minore a dedicarsi alle attività ricreative adatte alla sua età è inalienabile ed è ribadito dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia e adolescenza, ratificata dall’Italia nel 1991.
Si tratterà in ogni caso di utilizzare le regole di buon senso. Se la legge formalizza le regole di buona convivenza ed i giudici non fanno altro che farle rispettare; spetta prima di tutto a noi tenere a mente che la propria libertà finisce dove inizia quella degli altri e, pertanto, rispettare la presenza di altri individui all’interno del medesimo edificio.
Tutti siamo stati bambini, in fondo!
Laura Citroni