Come viene eletto un Papa: il conclave papale
Nella Chiesa cattolica romana, il conclave papale (dal latino cum clave, “con una chiave”) è l’assemblea dei cardinali incaricata di eleggere un nuovo papa.
Il termine si riferisce anche al sistema di stretta clausura a cui i cardinali sono sottoposti durante il processo elettorale.
Storia delle elezioni papali: il conclave papale
Le prime elezioni papali presentano aspetti ancora poco chiari. Inizialmente, sembra che alcuni dei primi papi, tra cui San Pietro, abbiano nominato i propri successori. Tuttavia, questa pratica non si affermò. In seguito, l’elezione del vescovo di Roma (il Papa) seguiva un processo simile a quello di altri vescovi: il clero locale eleggeva, i vescovi vicini supervisionavano e i laici esprimevano la loro approvazione. Le elezioni potevano essere contestate, portando a scismi e all’elezione di antipapi.
Con la legalizzazione del cristianesimo da parte dell’imperatore romano Costantino nel IV secolo, l’imperatore stesso iniziò a influenzare l’elezione, presiedendo il processo e talvolta imponendo candidati. Nel VI secolo, l’imperatore bizantino Giustiniano I stabilì che il Papa eletto non potesse essere consacrato senza la sua conferma. Successivamente, i re carolingi dei Franchi, divenuti la potenza dominante nel cristianesimo latino, assunsero il ruolo dell’imperatore bizantino, ricevendo la notifica formale delle elezioni papali.
Riforma nell’XI secolo dell’intero sistema di elezione papale.
Nel 1059, Papa Niccolò II emanò un decreto che limitava il ruolo dell’imperatore, stabilendo che l’elezione dovesse essere effettuata dai cardinali vescovi, con l’approvazione dei cardinali sacerdoti e diaconi e l’acclamazione del popolo.
Nonostante queste riforme, le elezioni papali continuarono ad essere turbolente per tutto il XII secolo, con scismi e antipapi. Il Terzo Concilio Lateranense (1179) stabilì che tutti i cardinali fossero elettori e che fosse necessaria una maggioranza di due terzi per l’elezione.
Tuttavia, gli abusi continuarono.
Dopo la morte di Clemente IV (1265-68), i cardinali impiegarono oltre due anni per eleggere un nuovo Papa. Il magistrato locale, per accelerare il processo, li rinchiuse nel palazzo episcopale, scoprendolo e fornendo loro solo pane e acqua fino a quando non avessero fatto la loro scelta, eleggendo Gregorio X (1271-76).
Gregorio X, per evitare il ripetersi di tali situazioni, promulgò una costituzione che prevedeva che i cardinali si riunissero in conclave a porte chiuse, stabilendo rigide regole per l’elezione. Papa Bonifacio VIII (1294-1303) incorporò questo decreto nel diritto canonico.
Nonostante la riforma di Gregorio X, le elezioni papali continuarono a presentare difficoltà nel XIV secolo. Il problema più grave fu lo Scisma d’Occidente, quando due gruppi di cardinali elessero papi rivali, uno residente ad Avignone e l’altro a Roma. Un terzo gruppo di cardinali, riunitosi a Pisa nel 1409, ne elesse un terzo. La crisi è parzialmente risolta dal Concilio di Costanza (1414-18), che depose i papi rivali e elesse Martino V.
Le regole elettorali, ulteriormente regolamentate, nei secoli XVI e XaII.
Pio IV (1559-1565) codificò tutte le leggi sul conclave promulgate dai tempi di Gregorio X. Gregorio XIV (1590-1591) proibì, sotto pena di scomunica, di scommettere sull’elezione del Papa, sulla durata del suo regno e sulla nomina di nuovi cardinali. Gregorio XV (1621-1623) emanò una legge che specificava in dettaglio la procedura del conclave.
Evoluzione delle regole e interferenze esterne della conclave papale
Nel corso del XVII secolo, si consolidò una pratica che vedeva le monarchie cattoliche europee esercitare un diritto di veto, o esclusiva, nelle elezioni papali. Questo diritto permetteva ai sovrani di escludere candidati papali indesiderati attraverso un cardinale incaricato di comunicare al conclave l’inaccettabilità di alcuni nomi.
Tale diritto, esercitato diverse volte, impedendo l’elezione di alcuni cardinali nel 1721, 1730, 1758 e, per l’ultima volta, nel 1903, quando l’Austria bloccò l’elezione del cardinale Rampolla. In seguito a ciò, il conclave elesse il cardinale Sarto, che, una volta divenuto Pio X (1903-14), abolì il diritto di esclusiva, minacciando di scomunicare qualsiasi cardinale che avesse accettato tale incarico dal proprio governo.
Nel corso del XVIII e XIX secolo, diversi papi emanarono decreti per disciplinare il conclave e rispondere a possibili interferenze esterne.
L’intera procedura è codificata in una costituzione emanata da Pio X il 25 dicembre 1904.
Successivamente, la costituzione di Pio XII (1939-58) dell’8 dicembre 1945 introdusse alcune modifiche e aumentò la maggioranza richiesta per l’elezione a due terzi più uno. Paolo VI (1963-78) stabilì che i cardinali con più di 80 anni non potessero votare e limitò il numero di cardinali elettori a 120.
Giovanni Paolo II (1978-2005) emanò diverse altre direttive, tra cui quella che prevedeva che, dopo 30 scrutini senza successo, il requisito della maggioranza di due terzi potesse essere sostituito dall’elezione a maggioranza semplice.
Nel 2007, Benedetto XVI (2005-2013) ripristinò la pratica tradizionale, stabilendo che per la valida elezione del Papa fosse necessaria la maggioranza dei due terzi.
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