I telefoni del vento
I telefoni del vento: dove andiamo per parlare con chi non c’è più
Nel 2010, il progettista di giardini giapponese Itaru Sasaki perse il suo amato cugino. In cerca di un modo per elaborare il lutto e sentirsi ancora vicino a lui, acquistò una vecchia cabina telefonica con tetto verde e pannelli di vetro, e la installò nel suo giardino privato a Otsuchi, una cittadina del nord-est del Giappone.
Non sapeva a chi rivolgersi, né come esprimere il dolore. Così iniziò a parlare attraverso quel telefono, immaginando che il vento potesse portare le sue parole fino al cugino. Lo chiamò Kaze no Denwa, ovvero Telefono del Vento.
La cabina si trova su una collina erbosa che domina l’Oceano Pacifico, a Otsuchi, nel nord-est del Giappone. All’interno, ci sono una mensola con un quaderno e una penna, piccole decorazioni e un vecchio telefono nero a disco.
Non è collegata alla rete. Non riceve chiamate. Non squilla. Ma solo perché non suona, non significa che nessuno stia ascoltando.
Nel 2011, un anno dopo l’installazione del Telefono del Vento, il Giappone fu colpito da un devastante triplice disastro: terremoto, tsunami e incidente nucleare. Circa 20.000 persone persero la vita.
La città costiera di Otsuchi fu tra le più colpite: oltre 800 residenti morirono, e 421 risultano ancora dispersi. Di fronte a un lutto collettivo così profondo, Sasaki decise di aprire il suo telefono a tutti, offrendo un modo per “parlare con chi non c’è più”.
La notizia si diffuse rapidamente. Persone in lutto da ogni angolo del Giappone iniziarono a salire sulla collina silenziosa di Sasaki. Nel tempo, oltre 25.000 visitatori hanno trovato conforto tra quelle pareti di vetro, lasciando parole, pensieri e lacrime al vento.
Il documentario che ha commosso il Giappone
Nel 2016, l’emittente pubblica giapponese NHK ha realizzato un documentario toccante dal titolo Phone of the Wind: Whispers to Lost Families. Il film racconta le storie di chi visita il giardino di Itaru Sasaki, dove si trova il celebre Telefono del Vento.
Alcuni cercano risposte, altri danno semplici aggiornamenti (“Papà, mi sono appassionata alle boyband!”), altri ancora condividono speranze, rimpianti o solo il proprio silenzio.
Il signor Sasaki visita la cabina ogni giorno. La tiene pulita, la cura come fosse un altare. Nel tempo, ha notato un cambiamento nei messaggi lasciati nei quaderni: Le parole del dolore si sono trasformate in gesti di accettazione, come “Veglia su di noi dal cielo”.
Mentre Otsuchi continua a ricostruirsi, il Telefono del Vento resta lì, su quella collina silenziosa. Un luogo dove il dolore trova voce, e dove la speranza, come dice Sasaki , rende la vita degna di essere vissuta.
Oggi, il Telefono del Vento ha ispirato decine di repliche in tutto il mondo. Sul sito My Wind Phone puoi trovare la mappa aggiornata di tutte le cabine esistenti, le istruzioni per crearne una nella tua città, e le testimonianze di chi ha già vissuto questa esperienza.
I telefoni del vento in Italia
Anche in Italia esistono luoghi dove il vento raccoglie le parole del cuore. Ecco dove si trovano:
- Capannoli (PI)
- Vigarano Pieve (FE)
- Monte Beigua (Finale Ligure, SV)
- Vocca (VC)