La strage del Salvemini, 30 anni dopo
La strage del Salvemini, Istituto tecnico superiore di Casalecchio di Reno in provincia di Bologna, avvenne il 6 dicembre 1990.
Alle ore 10.38 un aereo militare in avaria, abbandonato dal pilota, entrò letteralmente dentro la classe 2A: morirono 12 studenti e 80 altri studenti, delle classi adiacenti, portano ancora i segni sulla pelle di quel maledetto giorno.
La strage del Salvemini a Bologna non verrà mai dimenticata, proprio come l’attentato alla stazione ferroviaria del 2 agosto 1980. Ha lasciato il segno nei cuori di tutti, troppo, e questo non potrà mai essere dimenticato, ma solo ricordato anno dopo anno.
Quest’anno saranno 30 anni da quella tragedia e il Comune di Monte San Pietro, con la partecipazione del Comune di Casalecchio di Reno, ha voluto commissionare un evento a larga veduta: “30 anni, per sempre. Memoria, impegno, solidarietà. Strage del Salvemini”. Una mostra online, interviste, un video, un libro. Delle giornate ricche di eventi, tutto rispettando le regole anti covid.
Perché si deve ricordare quel giorno. Un giorno in cui un pilota di 24 anni, forse troppo giovane, non si è assicurato di mettere l’aereo in una traiettoria corretta prima di lanciarsi col paracadute. Quell’aereo così ha viaggiato da solo per 10 lunghissimi minuti prima di incontrare la succursale dell’Istituto Salvemini.
La scuola si trasforma in un inferno con studenti che presi dall’istinto di sopravvivenza si buttano dalle finestre pur di non rimanere intrappolati nel fuoco.
Il giorno dei funerali degli studenti, la chiesa era colma di gente, il paese era completamente fermo. Durante la cerimonia, il discorso di una compagna delle vittime è stato a dir poco toccante e significativo:
“ (..) Noi non vogliamo più tornare in quell’edificio. E non perché ci spaventa il ricordo della morte. Vogliamo una scuola nuova per riaffermare finalmente la dignità dello studio da troppo tempo negata da una scuola cadente, dentro e fuori, nella quale male si studia e malissimo si vive. Dobbiamo infine rivolgere un pensiero al giovane pilota dell’aereo. Vogliamo affermare, contro logiche di guerra, un’idea di pace e su questa invitare alla riflessione tutti, specialmente quei giovani che su ordigni di distruzione possono divenire strumenti di morte e vittime essi stessi.”
La strage del Salvemini il 6 dicembre 2020 viene ancora una volta ricordata, ancora con più enfasi ed emozione da parte di tutti quelli che hanno contribuito a questo progetto.
Perché è sbagliato dimenticare ed è giusto ricordare.
E’ giusto ricordare perché la strage del Salvemini è vista anche come una pagina orrenda di storia civile. L’avvocatura dello Stato si è schierata con l’Aeronautica Militare contro la Scuola. Le parole della sentenza di terzo grado non lasciano dubbi: “Il fatto non costituisce reato.”
La comunità però ha vinto reagendo e rialzandosi. Il fatto poteva rimanere nel passato ed essere dimenticato. Invece quell’anno e gli anni successivi, tutta la comunità ha lottato per ricordare e trovare verità, giustizia e diritti.
Ne “Il coraggio di vivere”, la fotografa Lisa Ropa ha messo insieme alcuni ritratti dei ragazzi sopravvissuti. Non tutti sono stati disposti a rivivere nuovamente ciò che è accaduto. Altri invece hanno acconsentito raccontando le fatica e le difficoltà provate a ritornare a vivere. Come la ex studentessa che ad un certo punto ha deciso di coprire le cicatrici delle bruciature sulle mani con dei tatuaggi:
« (..) perché non puoi dimenticare, la tua vita si è interrotta quel giorno e ogni anno i miei compagni di scuola che non ci sono più meritano di essere ricordati».
Francesca Cirianni