Meningite e la sua iniziativa #LiberatiDallaMeningite
Meningite, la mia storia
Inizio a raccontarvi la mia storia con una premessa: leggere la cartella clinica di quei giorni è terribile per me, specie ora che sono mamma.
Quelle parole avrebbero potuto essere le ultime scritte sulla mia vita.
Inizio a raccontarvi la mia storia con una premessa: leggere la cartella clinica di quei giorni è terribile per me, specie ora che sono mamma.
Quelle parole avrebbero potuto essere le ultime scritte sulla mia vita.
Solamente qualche giorno prima, periodo carnevalesco, i miei genitori mi avevano mascherata e fotografata. Ero un Arlecchino buffissimo che mia nonna non riesce ancora a guardare attraverso una semplice foto, un Arlecchino sorridente e pieno di vita, non un raffreddore o una tosse come campanello d’allarme, niente di niente.
Era il 28 marzo del 1987 quando rischiai la vita per colpa di questa bestia, avevo quasi 2 anni.
Dopo una nottata piuttosto agitata, la mattina del 28 marzo mi svegliai con 38 di febbre senza altri sintomi particolari se non che la tachipirina per bocca la vomitavo e per supposta la espellevo e le feci erano di uno strano color verde. Il pediatra privato ai quali i miei genitori si erano affidati diceva al telefono trattarsi di una “semplice influenza”.
Diceva: “Signora le dia da bere! Da bere!” facendo sentire mia madre la solita mamma chioccia apprensiva e rompiscatole e invece lei sapeva… Se lo sentiva che qualcosa non stava andando, da piccina mi ammalavo spesso e questa volta qualcosa non quadrava. Dopo circa 3/4 ore, non c’era alcun modo di farmi abbassare la febbre e i bagnoli avevano effetto momentaneo.
I primissimi sintomi quindi oltre alla febbre alta e costante furono rigidità nucale e posizione rannicchiata.
Avevo dolore alle gambe se mia madre cercava di stenderle. Le ritiravo lamentandomi. I miei genitori di comune accordo decisero di portarmi verso l’ora di pranzo al pronto soccorso dell’Umberto I di Roma.
Chiamavo la mia mamma ma non riuscivo a vederla nonostante lei mi dicesse di essere davanti a me.
Appena arrivati in ospedale iniziai ad avere convulsioni per la febbre altissima, mi spogliarono nuda, piangevo senza rispondere agli stimoli. La temperatura era pari a 41 gradi, mi trasferirono di corsa a reparto malattie infettive sotto gli occhi sgranati dei miei genitori.
Mia madre ingenuamente disse ai dottori: “Ma come? Tutta nuda non si aggraverà ancora di più?”
Questa la risposta: “Signora, questo è l’ultimo dei problemi di sua figlia…”.
Già dal pronto soccorso avevano sospettato si trattasse di meningite e quando lo dissero ai miei genitori si può ben immaginare cosa sia loro crollato addosso.
Non solo il mondo ma l’universo intero. Due angeli lì, che voglio nominare, il Dott. Cristaldi, pediatra di Roma che ancora esercita questa bellissima professione e il Dott.Tosti che purtroppo non c’è più. Loro seppero tempestivamente riconoscere i segni della malattia e voglio ricordarvi che era il 1987.
Mi fecero subito una puntura lombare e poi i risultati confermarono la bestia. Mi riportarono a reparto in una tenda ad ossigeno, iniziarono a spuntarmi le cosiddette “petecchie”, le bolle tipiche della bestia e non facevo pipì quindi oltre a tutto questo avevano paura di un blocco renale.
Il tipo di meningococco diagnosticato era: sepsi meningococcica fulminante.
Io… Ne sono uscita senza conseguenze.
Chiamarono i miei genitori e dissero loro che avevo 24 ore di vita e che se riuscivo a superare la nottata sarei forse stata fuori pericolo. I danni neurologici o motori non potevano essere di certo calcolati in quel momento. Avevano 22 e 28 anni. Superata la nottata ancora non ero stata dichiarata completamente fuori pericolo perché ancora la febbre era alta… Dosi massicce di penicillina e antibiotico ed ero ancora gravissima, pensate.
Dopo 3 giorni finalmente mi dichiararono fuori pericolo anche perché… chiesi la mortadella!!! Il frigorifero delle care infermiere era pieno delle mie cose da mangiare preferite!
Parlavo molto bene nonostante i miei due anni e finalmente ero in via di guarigione. Rimasi ricoverata in ospedale per 20 giorni, ripresi a camminare piano piano e poi … eccomi qui!
Ho ancora una cicatrice profonda di una bolla su di un polpaccio e per fortuna solamente quella ma non posso negare che da quando sono mamma (e mai, mai avrei pensato), ho molte paure e questo non è giusto, in primis per Gioia.
Ho una famiglia e un compagno meravigliosi e grazie a loro sto superando giorno dopo giorno i fantasmi della bestia perché bisogna pur guardare in faccia la realtà: sono purtroppo una delle poche persone che può testimoniare, pochi minuti ancora nel letto di casa e sarei morta lì.
I miei genitori sono stati bravissimi, bravissimi soprattutto perché sono cresciuta libera e all’aria aperta.
Quel che chiedo al Signore (o chi per lui!) è di essere una buona madre per Gioia, migliorare giorno dopo giorno e vivere come se ogni giorno fosse l’ultimo.
Tutti dovremmo far così! Dirlo è un conto, ma farlo!È un atteggiamento mentale ma si può fare!
La meningite in qualche caso è difficile da diagnosticare e SEMPRE, SEMPRE difficilissimo da prendere in tempo.
Io dico #liberidallameningite e lo voglio scrivere fortissimo ad ogni mamma: LIBERATI DALLA MENINGITE.
Ad oggi, 2015, SI PUÒ. Risparmiarsi questa sofferenza SI PUÒ! Vaccina per la meningite
Jessy