Deafhood – identità e oppressione
Una giornata di studi sull’Identità Sorda: il Deafhood, non solo cultura
Sabato 23 settembre, nella bellissima cornice del Seraphicum di Roma, si è tenuto un seminario dalla levatura nazionale di grande rilievo per la comunità sorda. Dall’America è venuto il dottor Paddy Ladd (studioso sordo, antropologo e ricercatore) ad illustrarci una teoria tutta innovativa: il DEAFHOOD.
Ha illustrato come si sia evoluta nel tempo la comunità e la cultura sorda definendo un nuovo concetto di identità, il DEAFHOOD.
Partendo dall’analisi dell’oppressione che i sordi hanno subito in quasi 140 anni di storia, egli ha strutturato una base nuova per la costruzione del sé. Ha evidenziato come le radici così dolorose della comunità sorda (imposizione oralista, mancata istruzione, isolamento) possano invece diventare il punto di forza verso un riscatto.
Non bisogna per forza porsi in contrasto con la cultura di maggioranza (in questo caso, la cultura di chi ci sente) ma piuttosto porsi in confronto così da portare l’una a scoprire l’altra e se stessa. Solo così si può tendere ad una vera emancipazione e riconoscimento. Ad esempio, nell’Impero Ottomano i sordi erano molto ben apprezzati alla corte del sultano e quasi tutti gli udenti conoscevano la lingua dei segni.
Date un’occhiata al sito www.indipendentliving.org/miles200907.html se può interessarvi!
Nel suo libro sono vari gli argomenti: cultura, arte, pedagogia … un modello d’istruzione fatto su misura per i bambini sordi che hanno non un deficit ma semplicemente un modo diverso di imparare.
Insomma, il DEAFHOOD spinge a vedere (e vedersi) nell’interezza della persona. La vita non si esaurisce solo ad un modello audiologico: può essere ricca, inclusiva e unica trovando nella disabilità tutto il proprio potenziale.
Connie Ciocia