Carlo Alberto Dalla Chiesa
Carlo Alberto Dalla Chiesa e la sua lotta contro la mafia.
“Ma si, e con un certo ottimismo, sempre che venga al più presto definito il carattere della specifica investitura con la quale mi hanno fatto partire. Io, badi, non dico di vincere, di debellare, ma di contenere. Mi fido della mia professionalità, sono convinto che con un abile, paziente lavoro psicologico si può sottrarre alla Mafia il suo potere. Ho capito una cosa, molto semplice ma forse decisiva: gran parte delle protezioni mafiose, dei privilegi mafiosi certamente pagati dai cittadini non sono altro che i loro elementari diritti. Assicuriamoglieli, togliamo questo potere alla Mafia, facciamo dei suoi dipendenti i nostri alleati”.
Così parlava Carlo Alberto Dalla Chiesa in un’intervista concessa a Giorgio Bocca e apparsa su la Repubblica del 10 agosto 1982.
Bocca sottolineava come lotta alla Mafia fosse stata persa da tutti, da secoli. I Borboni come i Savoia, Garibaldi e Petrosino, il prefetto Mori e il bandito Giuliano. Ma Dalla Chiesa voleva riprovarci.
Il generale aveva condotto, con ottimi risultati, la lotta ai gruppi eversivi dell’estrema sinistra, in particolare alle Brigate Rosse.
Il governo del paese gli affida poteri speciali. Viene nominato Coordinatore delle Forze di Polizia e degli Agenti Informativi per la lotta al terrorismo. Una sorta di reparto speciale del ministero dell’interno, creato proprio per contrastare il fenomeno delle Brigate Rosse.
Grazie a Dalla Chiesa e ai suoi solleciti al governo, si formalizzata la figura giuridica del pentito.
Facendo leva sul pentitismo, arriva ad individuare ed arrestare gli esecutori materiali degli omicidi di Moro e della sua scorta.
Grazie al suo operato, riuscì a consegnare all’Arma dei Carabinieri una rinnovata fiducia popolare.
Alla fine del 1981 diviene vice comandante generale dell’Arma. Fra le polemiche prosegue il suo lavoro, consolidando la sua immagine pubblica di ufficiale integerrimo.
Il 3 settembre 1982 viene ucciso in via Isidoro Carini a Palermo, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo.
Fu un’attentato mafioso.
Foto da Google
Una BMW con a bordo Antonino Madonia e Calogero Ganci (in seguito pentito) affianca l’auto di Dalla Chiesa. I due fanno fuoco attraverso il parabrezza uccidendo il generale.
Nello stesso istante, l’auto con a bordo Domenico Russo veniva affiancata da una motocicletta guidata dal sicario Pino Greco.
Le carte relative al sequestro di Aldo Moro, che Dalla Chiesa aveva portato con sé a Palermo, dopo la sua morte svaniscono. Non è stato accertato se siano state sottratte durante l’attentato o se trafugate nei suoi uffici.
Carlo Alberto Dalla Chiesa fu insignito della Medaglia d’Oro al valore civile.