Deficit di 3-idrossiacil-CoA: che cos’è
Deficit di 3-idrossiacil-CoA deidrogenasi a catena lunga e test genetico preconcepimento
Quando si sta progettando di avere un bambino sono mille i dubbi e le domande che sorgono nella coppia, soprattutto riguardo alla salute del nascituro.
Per sapere qual è il rischio riproduttivo di trasmissione di malattie genetiche ai figli, gli aspiranti genitori possono sottoporsi a un test genetico preconcepimento.
Se sono presenti mutazioni nel DNA di entrambi i genitori biologici e questi ultimi sono portatori di malattie ma non ne manifestano i sintomi, allora si dice che la malattia è recessiva.
Un figlio nato da una coppia con questa condizione genetica, pertanto, avrà una probabilità su 4 di sviluppare la malattia provocata dal gene alterato.
Le patologie recessive sono molte, e tra queste rientra il deficit di 3-idrossiacil-CoA deidrogenasi a catena lunga (LCHADD).
Si tratta di una malattia che origina da una mutazione del gene HADHA, a seguito della quale si verifica una conversione difettosa degli acidi grassi in energia.
La LCHADD insorge in media in una persona ogni 250.000, e occupa il secondo posto tra i deficit di ossidazione degli acidi grassi che si manifestano con più frequenza nella popolazione (al primo posto c’è il deficit degli acidi grassi a catena di media lunghezza).
Il nostro corpo utilizza l’energia derivante in primis dagli zuccheri, e subito dopo dagli acidi grassi. In caso di digiuno prolungato, o dopo aver compiuto un’attività molto intensa, gli acidi grassi sono liberati dal tessuto adiposo e trasformati in energia.
Per catabolizzare interamente un acido grasso a lunga catena, serve il lavoro di più enzimi, tra cui il 3-idrossiacil-CoA deidrogenasi a catena lunga.
Ma se gli enzimi non lavorano correttamente a causa di un’alterazione genetica, come quella del gene HADHA, accade che l’organismo non completa il ciclo del catabolismo degli acidi grassi e questi non vengono convertiti in energia.
La maggior parte delle persone con LCHADD presenta la malattia già dalla nascita, oppure la sviluppa dopo pochissimi mesi.
Normalmente abbiamo dei sintomi riconoscibili che indicano la presenza del deficit:
- acidosi metabolica;
- ipoglicemia;
- ipotonia;
- danni cardiaci;
- danni epatici;
- rabdomiolisi;
- neuropatia periferica.
I deficit di ossidazione degli acidi grassi sono caratterizzati da una serie di sintomi in comune, che rendono difficile l’identificazione della tipologia di deficit esatta.
Per avere una diagnosi corretta e sapere qual è il tipo di deficit presente, occorre condurre una multi-analisi:
- eseguire un test con il paziente a digiuno, fornendo un supplemento di acidi grassi;
- dosaggi enzimatici, indispensabili per avere la diagnosi dei vari difetti biochimici;
- esaminare i metaboliti che si trovano nelle urine e nel sangue, durante la fase acuta dei sintomi;
- condurre un’indagine di genetica molecolare per indagare eventuali mutazioni, in questo caso, del gene HADHA.
Per trattare i pazienti, si ricorre: sia a interventi durante le fasi acute della malattia (integrazione di glucosio e idratazione del paziente); sia a trattamenti a lungo termine (somministrazione di cibi ad alto contenuto di carboidrati, di trigliceridi a catena media, divieto di digiuno, divieto di compiere lavori eccessivamente pesanti).
La sintomatologia incide sulla prognosi, che nella maggior parte dei casi non è favorevole.
La molteplicità e gravità delle malattie genetiche dovrebbe spronare e convincere le coppie che vogliono avere un bambino, già da prima del concepimento, a eseguire esami genetici per conoscere il loro rischio riproduttivo.
Il test preconcepimento Igea è un esame semplice e sicuro. Tramite l’analisi di un campione di sangue, permette di sapere se i futuri genitori sono portatori di qualche patologia genetica potenzialmente trasmissibile.