Esame d’avvocato: quello strano esperimento
– Ma che sarà mai?! Hai fatto tanti esami.
– Quante storie per un’abilitazione!
– Non preoccuparti, tu studia e vedrai che andrà tutto bene.
Queste e tante altre idilliache espressioni sono state pronunciate, almeno una volta, nei confronti di un povero praticante che si apprestava a svolgere uno dei più grandi disagi della nostra Italia: l’esame di abilitazione all’esercizio della professione forense.
Tu puoi chiamarlo anche le sette piaghe d’Egitto! Rectius, lo Scritto!
Proprio perché siamo in Italia, vorrei raccontarvi una favoletta nostrana.
Ai piani alti del Ministero della Giustizia vive un gruppo di Grinch – secondo studi recenti del CNR di Paperonopoli hanno (purtroppo) la capacità di riprodursi, altrimenti non si spiega la reiterazione di questo disagio di anno in anno – che odiando le festività Natalizie e suppongo anche l’estate.
Ogni anno mettono in atto questo esame disumano che dura 3 giorni consecutivi.
Ripeto, 3 GIORNI CONSECUTIVI: un parere di diritto civile, un parere di diritto penale e un atto a scelta tra civile, penale, amministrativo. Scusa, Rocky Balboa chi? Per la serie scansate proprio!
Secondo le loro menti eccelse e in base alle recenti pronunce giurisprudenziali scelgono a quale tortura sottoporre i poveri avvocati praticanti. I quali, giunti al termine della pratica forense, sono già segnati da un precario equilibrio mentale.
Nel frattempo su Facebook, nei più reconditi gruppi #esameavvocatounduetrestailà #esameavvocatofaiunapiroettaeunaltraancora e chi più ne ha più ne metta, partiva lo sclero collettivo da: secondo voi penna arancione o gialla? Ma posso respirare? Le merendine cioccolata o crema? E di lì il caos più totale in perfetto stile Fabbrica di Willy Wonka in black out!
Insomma, i giorni che precedono l’esame, soprattutto se lo si sostiene per la prima volta, sono un vero caos.
Ansia, paura, ci vado, non ci vado, ma ormai ho prenotato l’albergo quindi vado!
Poi arriva il momento del famoso trolley. Codici commentati e non, santini (non si può mai sapere che in quel momento il Signore ti conceda la Grazia), quantità di cibo per sfamare i soldati in guerra, medicine ecc..
Quelli dall’11 al 13 dicembre sono giorni che nessun praticante potrà mai dimenticare: accompagneranno i nostri ricordi; invaderanno i nostri incubi e forse un giorno sorrideremo ricordandoci di questa avventura.
La notte prima è un’esplosione di ansia. Perché?
Beh mentre nel mondo civile ci sono i posti assegnati, la fiera d’Oltremare è un mondo a parte!
Il che ha i suoi vantaggi, ma quando per 3 giorni di fila ti svegli alle 5 del mattino o alle 3 come alcuni miei amici, solo per fare una fila fino alle 8 del mattino (circa), beh diventa allucinante.
Giovani e meno giovani, frustrati, affamati, infreddoliti, assonnati sono raggruppati sotto dei portici con le loro valige piccole piene di codici, cibo, sogni e speranze.
Il non plus ultra ovviamente è la tipa con la voce squillante e dico SQUILLANTE che alle sei del mattino urla: “Cornettiii, Graffeee, Caffèèè”! E tu vorresti picchiarla perché hai ancora sonno e lei è lì che urla!
Che teneri, già vi immagino li a coalizzarvi! Tutti preoccupati, insicuri, in ansia.
Beh, caro amico curiosone, non proprio.
In quelle ore di attesa vedi di tutto! Dallo pseudo Carnelutti the next generation (spesso pupillo del commissario che gli passa il compito) – ah quei nomi annunciati al microfono – al praticante che arriva lì, ormai sereno, alla sua n° volta consapevole che tutto è rimesso al caso.
Poi c’è il precisino: ho studiato tutto, e dico tutto, sono invincibile perché sono un bravo studente.
E infine ci sono io: primo giorno scazzata, le borse sotto agli occhi hanno superato di gran lunga quelle realizzate da Luis Vuitton, il tutto mentre mi ripetevo come un mantra ma perché diavolo sono venuta!
Ovviamente quando finalmente riesci ad entrare hai già sperimentato tutte le fasi dell’ipotermia. Non hai più sensibilità ai piedi. Per non parlare del viso ormai pieno di stalattiti!
Quello che accade nelle sette ore dalla dettatura?
Beh non si può spiegare. Ogni esperienza è a sé. In quei giorni ho visto di tutto.
Il tipo che attende il compito già fatto; il masochista, ossia quello che pur avendo superato lo scritto, nell’attesa di fare gli orali, decide di rifarlo, non si può mai sapere! C’erano i gruppi. Il frustrato di turno da faccio tutto da solo e non passo niente a nessuno.
Poi tre quarti delle volte il Karma agisce.
Insomma, in questi tre giorni non vige la legge del più forte. Non sei più bravo solo perché passi lo scritto o perché fai tutto il compito. Purtroppo e dico purtroppo, davvero tutto è rimesso al caso altrimenti tante situazioni imbarazzanti e spiacevoli non si comprendono.
Soprattutto non è un concorso a premi, né un concorso pubblico.
In linea teorica, molto teorica tutti potenzialmente potrebbero passare. Quindi respirate perché nessuno vi toglie nulla!
La mia esperienza, beh è corredata da tanta Provvidenza divina passata per un’amicizia che risale ai tempi dell’esame di procedura civile.
Ho sperimentato questa pazzesca avventura in compagnia del mio vecchio amico che mi sopporta e supporta dai tempi dell’università e concludere con lui, a prescindere dall’esito, questo percorso ha reso il viaggio ancora più bello ed emozionante.
E allora, auguro un in bocca al lupo a noi, a coloro che parteciperanno allo scritto nel 2019 e a chi deve ancora fare gli orali.
Ad majora semper!
Angela