Leucodistrofia metacromatica
Leucodistrofia metacromatica: le cause e i sintomi
Oggigiorno una coppia che desidera avere un figlio e programma una gravidanza può decidere di effettuare un test genetico preconcepimento e fare dei controlli specialistici al fine di conoscere il rischio di tramettere al feto malattie genetiche gravi.
Il vantaggio di tali esami è quello di conoscere il proprio rischio riproduttivo e decidere in partenza una strategia riproduttiva adatta; in base al risultato ottenuto.
Le malattie genetiche a trasmissione ereditaria si manifestano quando uno o più geni nel DNA presentano delle mutazioni.
Questo avviene nel caso in cui entrambi i genitori siano portatori di mutazioni recessive dello stesso gene; in tal caso nel 25% dei casi i figli saranno affetti dalla patologia di cui i genitori sono portatori sani.
Molte malattie genetiche ereditabili sono anche malattie rare, ovvero colpiscono un numero ristretto di individui. Un esempio di malattia rara genetica ereditabile è la leucodistrofia metacromatica che ha un’incidenza di 1 ogni 625.000 persone.
La leucodistrofia metacromatica è una patologia genetica di tipo autosomico recessivo. Denominata anche deficit di Arilsulfatasi o malattia di Scholz è una malattia da accumulo lisosomiale del gruppo delle leucodistrofie.
Le malattie leucodistrofiche sono caratterizzate da problemi nella produzione della mielina, materiale che costituisce una guaina di rivestimento per i neuroni, cellule che trasmettono i segnali nervosi.
La mutazione che causa la leucodistrofia metacromatica colpisce il gene ARSA, localizzato sul braccio lungo del cromosoma 22. Tale mutazione provoca un deficit dell’enzima arilsulfatasi A, deputato al metabolismo di una categoria di sostanze chiamate sulfatidi.
Nei soggetti affetti da leucodistrofia metacromatica la produzione dell’enzima è ridotta o assente.
I sulfatidi sono molecole composte da grassi e zuccheri che vanno a formare la guaina mielinica che ricopre i neuroni come un guanto, facilitando il passaggio dell’impulso nervoso.
Nei pazienti i sulfatidi si accumulano nei reni e nel sistema nervoso centrale e periferico e si osserva la demielinizzazione delle cellule nervose, con deficit delle funzioni motorie e cognitive.
La diagnosi di leucodistrofia metacromatica viene effettuata andando a valutare il deficit nel metabolismo dei sulfatidi, misurando l’accumulo degli stessi nelle urine e nei nervi, e con test genetici.
A seconda dell’età di insorgenza e della gravità dei sintomi si possono distinguere quattro principali forme cliniche della leucodistrofia metacromatica.
In ogni caso, i soggetti riportano un graduale deterioramento delle funzioni motorie e neurocognitive.
La forma tardo-infantile insorge entro i 2 anni, la forma giovanile-precoce entro i 6 anni; la forma giovanile-tardiva si manifesta prima dei 12 anni e la forma adulta si sviluppa dopo i 12 anni.
Le forme infantili e giovanili sono le più gravi.
I bambini perdono la capacità di parlare, nella fase terminale la deglutizione è compromessa e il decesso avviene entro massimo 5 anni dalla diagnosi.
La forma adulta è più lieve e la progressione è più lenta, con segni clinici che comprendono sia disturbi motori che psichiatrici.
Ad oggi non esiste una terapia per la leucodistrofia metacromatica e per questo viene considerata una malattia di tipo terminale.
Alcune opzioni terapeutiche sperimentali permettono di rallentare il decorso e si basano sulla terapia genica e la terapia enzimatica sostitutiva (ERT).
Dato l’elevato numero di malattie genetiche ereditabili e la gravità di queste, una coppia che pianifica una gravidanza dovrebbe considerare la possibilità di effettuare un esame genetico preconcepimento. Il test preconcepimento Igea, per esempio, indica la probabilità di trasmettere ai figli una malattia genetica grave, come la leucodistrofia metacromatica.