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Pink Floyd: The dark side of the moon compie 50 anni!

Quest’anno si celebra il cinquantesimo anniversario di “The Dark Side Of The Moon”, l’insuperato capolavoro dei Pink Floyd uscito il 1° marzo 1973 negli USA e il 16 marzo in Europa, osannato da gran parte della critica.

Rimasto nelle classifiche di vendita ininterrottamente fino al 1988, il disco cambiò per sempre la carriera di Roger Waters, David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright, segnando non solo un prima e un dopo nelle loro vite ma all’interno della stessa storia della musica. Suoni elettronici, tematiche innovative e sperimentazione sonora, non sono stati solamente i brani contenuti nel disco a renderlo un vero e proprio metro di riferimento per tutti gli amanti del genere, The Dark Side Of The Moon è riuscito ad avvicinare alla musica colta milioni di ragazzi cresciuti negli anni ’70, complice anche una copertina in grado di colpire in maniera trasversale il mondo della musica, dell’arte e della moda.

                                                                                                    The dark side of the moon

“Anche se nella realtà dei fatti non esiste un lato oscuro nella luna”, esiste però una parte tenebrosa, difficile e spesso impenetrabile nell’animo di ogni essere umano… ed è quello che Roger Waters e compagni hanno cercato di mettere in luce accompagnandoci in questo viaggio musicale senza tempo.

The Dark Side of the Moon risplende ancora oggi di una luce (oscura) tutta sua che rimarrà ineguagliata nella carriera della band, apice di quella armonia di gruppo che proprio da questo lavoro iniziò a incrinarsi. Fin dall’iconicità della sua copertina, non esiste essere umano al mondo che non abbia sentito parlare almeno una volta nella sua vita di quest’opera definitiva e autoconclusiva sul disagio collettivo, sull’incombere della modernità.

Roger Waters prese le redini dei Pink Floyd scrivendone tutti i testi. Gli argomenti trattati vertono sugli aspetti della condizione umana che sfuggono al controllo razionale e che ne costituiscono, perciò, il “lato oscuro”: i conflitti interiori, il rapporto con i soldi, il lento ed inesorabile trascorrere del tempo, la morte, l’alienazione (quest’ultimo tema si riferisce principalmente all’affascinante e controversa figura di Syd Barrett, fondatore e leader dei Pink Floyd dal 1965 al 1968).

Ecco alcuni dei capolavori contenuti in questo album:

Time: Forse la gemma più brillante del «Lato oscuro». Un’amara meditazione sul tempo che passa inesorabile sui nostri corpi impotenti. Ci si misero a lavorare tutti e quattro in studio, tra la fine del ’71 e l’inizio del ’72. Ne uscì il capolavoro che tutti conosciamo: prima il rumore del silenzio, poi il ticchettio di un orologio, quindi l’esplosione delle sveglie. Intro chitarristico, preziosismi alle tastiere. E ancora la voce di Gilmour sulla strofa che si incrocia a quella di Wright nell’enfatico ritornello. E quell’assolo di chitarra melodico che ti penetra fin dentro allo stomaco. Commovente.

The Great Gig in the Sky: Uno strumentale delicato sul tema più indelicato da trattare in musica: la morte. In principio era un assolo d’organo, con il ben più impegnativo titolo di The mortality sequence. Session dopo session, si tradusse in un arpeggio pianistico. Quindi irrompono basso, batteria, organo e soprattutto la voce della corista Clare Torry. Da pelle d’oca.

Money:  Money è un blues tagliente sulla dipendenza dell’uomo dal denaro, su quei «sogni di filigrana» che ci spingono a correre più forte fino a renderci peggiori. Una pietra miliare.

Us and them: Se ogni grande disco della storia del rock conta almeno una ballad, Us and them è quella di Dark Side. Una ballad atipica sull’importanza dell’«altro», con il sax in risalto. Liriche di Waters, musica di Wright: il pezzo, in origine, era uno strumentale pianistico (titolo: Riot scene).

Oriana Leggio

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