Un’estate mediterranea con l’Oleandro
Grande caldo e temporali improvvisi e ripetuti, con cieli plumbei carichi di pioggia che cade fragorosa sui tetti e sui prati, portando ristoro alla vegetazione assetata.
Questo è luglio. Un’emozione in continuo divenire, come il ritmo crescente di un Bolero.
La natura fa sentire tutta la sua forza. Persino la voce dei codirosso, appare più nitida. I piccoli appena nati, chiamano dai nidi e spalancano le bocche reclamando il pasto quotidiano.
Tutto intorno è la potenza dei colori d’estate.
Uno dei fiori, forse più rappresentativi di questo periodo è l’Oleandro (Nerium Oleander).
Pianta tipicamente mediterranea, amante del sole sfrenato e abituato ad un clima asciutto, insieme ai suoi compagni di sempre quali lentisco, fillirea, lantana, ibisco e ulivo.
Si è lentamente diffuso in quasi tutta la penisola, grazie al suo temperamento deciso e ai cambiamenti climatici che regalano al Nord, inverni più miti di un tempo.
L’Oleandro può essere allevato a cespuglio o ad albero, adatto anche a piccoli giardini. I suoi rami slanciati verso il cielo, con foglie lanceolate, quasi di un verde oliva opaco, si rivestono all’apice di grappoli di corolle semplici o doppie a seconda della cultivar, in varie sfumature di rosa o ancora in bianco, giallo o pesca.
Alcuni totalmente sguarniti di profumo, altri drlicatamente profumati, altri ancora ricordano la dolcezza del miele.
La posizione in pieno sole è l’elemento chiave per avere un’abbondante fioritura, oltre ad un’irrigazione inesistente d’inverno e quasi assente d’estate.
Solitamente mi affido alle piogge, ma in caso di siccità prolungata intervengo con un paio di irrigazioni sufficienti per la stagione.
L’unico caso in cui va bagnato regolarmente (come molte altre piante), è nel primo anno di impianto, dopo di che, diventa autonomo. Ciò lo rende un prezioso alleato per ogni giardino e ancor più per quelli delle seconde case, di campagna o mare (poiché tollera la salsedine), che necessitano di piante a basso livello di manutenzione.
Posso dire per esperienza, che la neve può rovinare parte della vegetazione aerea. Le foglie vengono, infatti bruciate dal contatto prolungato, meglio quindi, in caso di nevicata, provvedere a scrollare la chioma. Ad ogni modo, il danno e` di solito molto limitato poiché, a primavera, la vegetazione si rinnova.
E’ buona norma, se si hanno pochi esemplari, provvedere a rivestirli di tessuto non tessuto, per fornire riparo dalle intemperie.
A febbraio, si potano i ricacci lungo il fusto, se allevato ad albero, si eliminano eventuali rami secchi e alcuni steli al centro della chioma per permettere il passaggio di aria e luce. Provvedo a cimare ad anni alterni, quando i rami raggiungono un’altezza eccessiva, anche per favorire l’accestimento, ossia l’emissione di nuovi rami dalla base.
L’Oleandro si può utilizzare da solo o per creare siepi, macchie di colore o per ricoprire scarpate.
Si presta ad essere usato in terrazzo per creare un angolo allegro che lascia addosso la sensazione di estate e il profumo di mediterraneo.
Per altre idee qui.
Marilena M.