67° Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra
Il 26 gennaio 2020 si celebra la 67° Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra
Il Morbo di Hansen, conosciuto anche come lebbra, è una malattia curabile, ma, se non diagnosticata precocemente e trattata adeguatamente in tempi brevi, può determinare per chi la contrae disabilità permanenti e spesso gravi.
Questa malattia si diffonde principalmente per la mancanza di servizi igienici e sanitari appropriati; porta con se grandi pregiudizi da parte delle altre persone, che allontanano chi ha contratto la lebbra, sopratutto per i segni che restano sui loro corpi.
La Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra è promossa in Italia dall’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau (AIFO) sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
Quando e perché è stata istituita la Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra
La Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra è nata nel 1954 grazie al suo ideatore Raoul Follereau, (Nevers 1903 – Parigi 1977), che desiderava lottare contro la lebbra e contro quelle cose che lui definiva ” lebbre”.
Le “lebbre ” per Raoul Follereau erano cose come l’ingiustizia, la diseguaglianza nella distribuzione delle ricchezze e la povertà.
Raoul Follereau, un uomo che dedicò la propria vita al prossimo
Giornalista francese, che venne inviato dal giornale per cui lavorava in Africa.
Nel suo periodo in Africa si approccio alla realtà dei malati di lebbra; incontrandoli per la prima volta scoprì suo malgrado che il pregiudizio sociale nei loro confronti li condannava e li condanna all’emarginazione e alla solitudine.
Da quel primo viaggio in Africa, Raoul Follereau, decise di dedicare tutta la propria vita al combattere la lebbra e le “lebbre”; compiendo trentadue volte il giro del mondo, con l’intento di lavorare per migliorare la qualità della vita delle persone colpite da questa malattia.
“Amare è vivere, non è donare ma condividere.” – Raoul Follereau
Ricordiamoci sempre che chi è malato va compreso, aiutato a superare i momenti difficili e che ha diritto alle migliori cure possibili, non allontanato perché reso “diverso” dal male che lo affligge.