Benjamin Ludwig: A bocca chiusa non si vedono i pensieri
Benjamin Ludwig e il suo nuovo libro: “A bocca chiusa non si vedono i pensieri “
A volte capitano tra le mani libri con storie che non immagini ti rimarranno nel cuore.
Con “A bocca chiusa non si vedono i pensieri” di Benjamin Ludwig (pubblicato dalla casa editrice HarperCollins) a me è successo proprio questo.
Il libro inizia con una piccola introduzione dell’autore dove ci spiega come il personaggio di Ginny sia ispirato dalla sua bambina, figlia adottiva, con problemi di autismo.
Certo, la sua storia non è cosi burrascosa e travagliata, spiega, ma pur sempre complessa.
Queste poche righe mi hanno permesso di leggere il libro con occhio diverso, immedesimandomi nei genitori adottivi della piccola Ginny, portandomi a chiedere come mi sarei comportata io in un caso simile.
Tutta la storia verte sul delicato tema dell’adozione (già di per se un esperienza difficile) di una bimba autistica tolta alla madre con dipendenze da alcool e droghe.
È un libro che ti permette di entrare nel mondo di un giovane autistico, di vederlo attraverso i suoi occhi.
La voce narrante infatti è Ginny e il ritmo è scandito con precisione chirurgica dai suoi orari, capitolo per capitolo.
Il tempo infatti è un aspetto molto importante della sua vita, fatta di routine e programmazione, numeri che si ripetono ancora e ancora.
Fa male percepire il suo dolore, la sua necessità di esser compresa e di comprendere se stessa.
Il suo percorso , come purtroppo accade spesso, non è semplice e prima di arrivare alla sua “Casa per Sempre” (come viene descritta nel libro) vive esperienze che nessun bambino dovrebbe mai provare.
Chiudere la porta con il passato non è semplice e nemmeno sempre possibile.
Cosa tormenta Ginny? Cosa le impedisce di creare un legame affettivo (per quanto possa esser difficile nel suo delicato caso) con la nuova famiglia?
Sono domande che ci accompagnano pagina dopo pagina e Ludwing ci trasmette tutta l’angoscia di Ginny ma anche tutta la sua voglia di “farcela” nonostante la sua diversità.
Un aspetto molto delicato è ciò che provano i genitori adottivi di Ginny.
Per ogni tormento della bambina corrisponde un tormento per questa coppia che lotta per lei, per farle comprendere che ora è al sicuro e amata e il passato la farà solo soffrire.
È ammirevole come vengano riportati anche i momenti peggiori del rapporto tra genitori e figli adottivi.
Non ci sono luci senza ombre ma quando c’è l’amore si può sperare in un lieto fine.
Crudo ma delicato. Ve lo consiglio per queste calde sere estive.
Quando la casa è silenziosa e potete lasciarvi guidare da Ginny nella scoperta di se stessa e nel suo percorso verso la felicitá.