La Sirenetta: il nuovo live action della Disney che prende vita nel mare
La Sirenetta: l’attesa è finita!
Finalmente è uscito nelle sale cinematografiche il remake del capolavoro Disney del 1989, diretto da Rob Marshall.
Ma, come tutti i rifacimenti in chiave moderna, non sono mancate le polemiche.
Prima fra tutte, la scelta della protagonista, l’attrice di colore Halle Bailey, che si discosta dall’originale che aveva la pelle candida e gli occhi verdi. Poi il design troppo realistico dei personaggi di Sebastian, Flounder e Scuttle.
Inoltre, alcune modifiche alla storia originale sono state necessarie, spiega Marshall, poiché “non siamo più nel 1989, ma nel 2023! E perché un live action deve funzionare come se non ci fosse mai stata una versione animata prima.”, tuttavia, riporta abbastanza fedelmente ciò che abbiamo visto nel grande Classico Disney e ciò che ha scritto all’origine da Andersen. Ma rivalutando tutti i tratti moderni di una fiaba che è sicuramente senza tempo.
La Sirenetta è una fiaba moderna di una ragazza (sirena) che si sente “fuori posto”, che sa il fatto suo e che vuole raggiungere il proprio traguardo, intraprendendo un viaggio che la porta alla scoperta di se stessa; mostrando inoltre il coraggio di cambiare, sia fisicamente che mentalmente, per uscire da un mondo che sente di non appartenerle.
La Sirenetta è una storia moderna anche perché ci insegna a non avere pregiudizi e preconcetti (quelli che il mondo umano e il mondo marino mostrano di avere l’uno nei confronti dell’altro, in questo caso).
Ma anche ad accogliere l’unione fra culture diverse e, probabilmente, la scelta della protagonista di colore ha un retrogusto di inclusività, come la personificazione di tutti i personaggi del popolo del mare, che diventano ognuno il rappresentante di una cultura diversa.
Le riprese de La Sirenetta si sono svolte sulle spiagge della Sardegna. Da Cala Moresca e Golfo Aranci (scene del villaggio dei pescatori e molo intorno al castello), Rena Majore di Aglientu (spiaggia in cui Ariel si arrampica sullo scoglio e canta, lo scoglio è stato riprodotto fittiziamente), a Rena di Matteu di Aglientu (corsa in carrozza di Ariel ed Eric).
Sull’isola il regista e i produttori hanno trovato degli scorci variegati ed affascinanti, acque cristalline, spiagge bianche, piccole baie, calette nascoste, ma anche panorami selvaggi, montagne e scogliere, perfette per creare un contrasto tra il paesaggio acquatico e quello roccioso.
Il castello del principe Eric, ispirato ai castelli del sud della Francia e della costa italiana, invece, è creato presso i Pinewood Studios di Londra, così come la maggior parte delle scene in interni.
La nave di Eric è costruita su misura all’interno di una grande cisterna recintata, a grandezza naturale, dotata di bellissime vele e di un ampio scafo in legno, circondata da un blue screen alto come un palazzo di sei piani. Data l’ambientazione marina, si sono dovute anche predisporre imbarcazioni e attrezzature adeguate per le riprese, con gommoni e carrelli, con una squadra di sommozzatori sempre presenti sul posto.
La maggiore difficoltà è la riproduzione delle scene in fondo al mare in modo realistico.
Dal movimento dei capelli sott’acqua alla gestione della luce, della sua diffusione e del modo in cui essa si riflette sulle superfici che incontra.
Il direttore della fotografia Dion Beebe ha progettato diversi vassoi d’acqua appendendoli sopra il palco e creando, così, gli effetti di luce con i faretti sul set. Tutto è poi ritoccato in post-produzione.
La scena più difficile da girare è stata quella del balletto di “Under the Sea” (In fondo al mar).
Per riprodurre i movimenti del ballo nelle creature marine, i coreografi hanno prima dovuto studiare quali tra queste avessero movenze naturali più simili al ballo, poi veri ballerini hanno provato la coreografia sulla terraferma per riproporla negli animali che ballano attorno ad Ariel in post-produzione.
Halle Bailey per girare alcune scene è rimasta in acqua per 13 ore al giorno. La tecnica utilizzata per le scene sott’acqua è quella del “dry for wet”: gli attori recitano asciutti davanti a schermi blu e l’effetto subacqueo è reso successivamente in digitale.
Gli attori sono spesso sospesi con imbracature, complessi sistemi di cavi e bracci meccanici da permetter così di aiutarli a simulare i movimenti del nuoto.
La Disney ha voluto riprodurre l’ambiente marino in modo un po’ “fantasy”, con l’intento di incrementare, così, la contrapposizione col mondo reale sulla terraferma.
Come nel cartone animato del 1989 le tonalità brillanti, tipiche dei momenti gioiosi, si alternavano ai colori tenui, caratteristici dei momenti più intimi ed emozionanti.
Così nel live action Rob Marshall ha reso con la tecnologia digitale il mondo sottomarino, in maniera eccellente. Anche se la critica già propone il paragone con Avatar – La via dell’acqua di James Cameron, e risulta evidente che in quel caso il livello di realismo della rappresentazione dell’ambiente acquatico era veramente a livelli non facilmente equiparabili.
Di fatto, questo La Sirenetta resta il primo musical sottomarino, mai realizzato fino ad ora; dove regista e produttori hanno nuotato in acque inesplorate, dando vita ad un capolavoro, che sicuramente suscita nostalgia e forti emozioni negli adulti che da bambini hanno amato alla follia uno dei Classici Disney più visti nella storia!
Oriana Leggio
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