Parto in acqua: la mia esperianza
L’esperienza del parto in acqua
Premessa.
– Partorire in acqua non significa partorire in una piscina olimpionica.
– Sì, si è nude.
– No, il bambino non annega.
Precisazioni superflue? Probabile, ma sono le risposte che il più delle volte devo dare quando dico di aver partorito in acqua.
Ho scelto di partorire in acqua perché adoro questo elemento. Nuoto da quando sono piccola e ho frequentato le mie solite lezioni di aquagym fino a tre giorni prima di partorire. Non appena sono iniziate le prime avvisaglie di travaglio a casa, la cosa che istintivamente mi è venuta in mente di fare è stato riempire la vasca e buttarmici dentro (al nono mese di gravidanza entrare non è stato un problema, uscire un pelino di più).
La gravidanza deve essere fisiologica e procedere senza problemi, il travaglio deve iniziare in modo naturale, senza intoppi o problemi di alcun tipo. Le condizioni per poter vivere quest’esperienza devono essere ottimali.
Fortunatamente io mi sono trovata in questa situazione, e nel momento in cui il travaglio era finalmente partito, ho chiesto di poter entrare in vasca.
L’acqua calda della vasca ha reso le contrazioni più sopportabili. Sopporto poco il dolore eppure non ho sentito la mancanza dell’epidurale! Il “gran finale” è stato meno traumatico sia per lui che per me.
Nonostante sia stato quasi 4 ore incanalato, non c’è stata sofferenza fetale, è nato con un bel testino tondo e senza macchie sulla pelle.
Consiglio a tutte le future mamme di prendere in considerazione questa possibilità, informarsi sulle strutture e andare a visitarle di persona!
Tamara Pallaro