In the end: una biografia non ufficiale di Chester Bennington
In the end: biografia non ufficiale di Chester Bennington
20 luglio 2017, una notizia sconvolge il panorama musicale metal e più in generale quella del rock. Il frontman dei Linkin Park viene trovato senza vita nella camera da letto della sua casa di Los Angeles. Il suicidio di Chester Bennington diventa quel giorno la notizia più cupa della scena musicale. Rosanna Costantino ne racconta la vita nel libro “In the end. Una biografia non ufficiale di Chester Bennington”.
Il libro è un viaggio nella vita dei Linkin Park
Una vita vissuta grazie ai passi compiuti da Chester, dagli abusi subiti in età adolescenziale fino alla scoperta di una voce fantastica.
Poi i primi tentativi con altre band e infine l’episodio determinante che lo portò a lasciare un lavoro semplice ma sicuro per buttarsi a pieni polmoni nel mondo della musica con i Linkin Park: “Nel corso degli anni Chester disse che quei ragazzi furono la sua prima vera famiglia” si legge nel libro.
Cosa abbia spinto un uomo di 41 anni a togliersi la vita è un argomento difficile da affrontare, ma scavando nei testi delle sue canzoni, che nel libro sono puntualmente sviscerati, la risposta non tarda ad arrivare. I suoi demoni interiori, legati ad un passato adolescenziale hanno determinato la vita di una star dal carattere apparentemente positivo e caritatevole. “Se vuoi tirar fuori la rabbia, devi averla dentro. In questo senso aver avuto una vita difficile aiuta”.
Da queste premesse escono come un fiume le parole raccolte nel libro di Rosanna Costantino, giornalista e grande appassionata di musica e in particolare di Chester Bennington per la collana “Gli scrittori della porta accanto”.
Nel libro viene raccontato anche il rapporto del frontman con la band, in particolare con l’altra voce, Mike Shinoda. “All’inizio fu difficile avere a che fare con lui, poteva passare da un estremo all’altro: amare o odiare intensamente qualcosa”, una frase che ricorda un pò la dicotomia tra le due differenti voci, che hanno impresso la band nell’olimpo musicale.
“Chester amava esibirsi dal vivo e trarre energia dai suoi fan. Adorava così tanto sentir cantare la folla che ne traeva un benessere quasi fisico” scrive Costantino. Una sorta di rapporto di osmosi, una forma di energia vitale necessaria per creare testi e “screams” che Chester riversava poi ai suoi fans per addolcire le loro paure.
Interessante nel libro come la scrittrice cerchi di calare i brani nelle diverse fasi della vita di Chester, dando un senso a quei famosi demoni. Si legge un costante piglio interpretativo, dato da una grande padronanza dell’autrice.
Toccante anche il capitolo dedicato ai messaggi di cordoglio.
Un libro assolutamente da consigliare non solo ai fan ma anche a chi di Chester sa ben poco. Un modo per tributare il giusto onore ad una figura che avrebbe avuto ancora molto da raccontare.