No Barriers: la magia della mototerapia
No Barriers ODV aiuta grandi e piccini attraverso la mototerapia. Ne abbiamo parlato con Ernest Pozzali, il presidente, che ci racconta anche un po’ di sé.
Il motto di No Barriers ODV potrebbe essere “Abbattere barriere con i sorrisi“. Questa organizzazione di volontariato da diversi anni sfrutta le emozioni che danno le motociclette per portare -appunto- il sorriso a ospiti di strutture sanitarie o di case d’accoglienza. Sembra nato per gioco, tra racconti per bambini e volontari che portano doni in ospedale. È però una cosa serissima, dove si ride e sorride tantissimo e per farlo ci si appoggia alla mototerapia.
La mototerapia è un progetto nato da un’idea del campione di motocross Vanni Oddera, in cui piloti formati usano moto elettriche, in aree protette e all’interno degli ospedali. Nel novembre del 2024 il Senato ha approvato il ddl che la riconosce come terapia complementare a quella tradizionale. Ne è quindi stato accettato l’utilizzo in associazione con la medicina convenzionale, per alleviare le sofferenze dell’esperienza dell’ospedalizzazione. Questa legge ha suscitato non poche polemiche, perché mancherebbe il supporto di una letteratura scientifica accompagnato da una validazione rigorosa.
Non è questa la seda in cui addentrarci nella diatriba. Qui ci interessa entrare nel vivo di una storia bellissima, fatta di generosità e umanità. A fianco delle terapie e dei farmaci è spesso indispensabile anche un sostegno emotivo, costruito su momenti relazionali e umani che devono far superare la solitudine. Questi momenti sono l’obiettivo di Ernest e dei volontari e sono l’essenza di No Barriers ODV, come vedremo.
Chi è Ernest? Quando ha “scoperto” la motocicletta?
Ernest prima di tutto è un papà, perché a volte ci si dimentica del privilegio che si ha nell’essere genitori. Penso che questa cosa debba essere in cima alle responsabilità e a tutto quello che una persona fa. Ho poi una serie di attività, che cerco di incastrare nel tempo che ho a disposizione. Cioè due siti internet di rivendita di ricambi e abbigliamento moto, un sito internet e un canale YouTube che ruotano intorno al mondo delle due ruote. Sono, infine, presidente di un’associazione di volontariato la No Barriers ODV. Qui utilizziamo le motociclette per farle vivere a coloro che solitamente non hanno questa possibilità. Le nostre attività coinvolgono persone con una forma di disabilità, oppure bambini o ragazzi temporaneamente ricoverati in strutture ospedaliere. Insomma, le motociclette sono parte integrante della mia vita e con No Barriers come strumento terapeutico e come mezzo per abbattere le barriere.
E l’amore per le due ruote?
Le motociclette sono sempre state intorno a me perché mio padre era presidente di un moto club. Lui e gli amici in motocicletta gravitavano attorno a me, senza impormi la passione. Ho scoperto il piacere delle due ruote verso i 18 – 19 anni, quando ho cominciato a fare i primi viaggi. Ho girato in moto quasi tutta l’Europa e ho scoperto l’intensità delle sensazioni che si possono vivere da “centauro“. Dopo i viaggi, ci sono stati i primi giri in pista e un po’ di off road. Qui ho toccato con mano la potenza che la moto può far vivere in termini emozionali. L’ultima tappa di questo percorso è quella della scoperta della mototerapia, grazie all’intervista che ho fatto a Vanni Oddera.
Cosa sono Le fiabe dei motociclisti?
Le fiabe dei motociclisti è una trilogia di libri nei quali i protagonisti sono alcuni personaggi illustri del mondo del motociclismo: piloti, costruttori o semplici appassionati che sono portatori di valori importanti da poter trasmettere ai bambini. Ho quindi preso le loro storie e le ho fatte diventare delle fiabe, tra resoconti in chiave allegorica ed elementi estrapolati dal mondo mitologico.
In questo progetto ho avuto il supporto di Matitaccia, che è il vignettista storico di Auto e Motosprint, un’istituzione nel mondo dei motori. Con i suoi disegni e i miei scritti abbiamo realizzato questa serie di fiabe che non potevano non avere un fine comune, essere cioè di aiuto agli altri.
Come avete usato i guadagni dei libri?
Il ricavato del primo libro viene devoluto a favore della Marco Simoncelli Fondazione O.N.L.U.S. poiché il racconto è dedicato al Sic. L’intento era quello di raccontare a mio figlio (che all’epoca aveva tre anni) chi fosse Marco Simoncelli. È nata la storia del dio guerriero, sceso tra noi per ricordarci quali siano i veri valori dell’essere guerrieri: altruismo, rispetto per gli altri, ma al tempo stesso determinazione e dedizione totale all’obbiettivo.
Il ricavato degli altri due libri è stato destinato ai reparti di pediatria. Grazie a sponsor che hanno coperto i costi di stampa, con il ricavato abbiamo potuto acquistare Playstation, Wii e altri strumenti ludici da donare ai reparti pediatrici, per lo più onco-ematologiche. Abbiamo scelto i quelli in cui la degenza dei bambini è spesso molto lunga. Qui il supporto di un gioco permette loro di evadere con il pensiero dalle quattro mura e un poco di sfogare anche la rabbia della “clausura”. I bimbi sono spesso debilitati da cure e terapie e non riescono a “scatenarsi” nel gioco, ma avere in mano il controller permette comunque loro di giocare e divertirsi. A oggi siamo a circa 250 Playstation, più di 2000 giochini per 25 ospedali visitati. Un traguardo importante!
Come è nato No Barriers?
E’ l’evoluzione delle fiabe, perché abbiamo cominciato a portar le motociclette in ospedale, quando andavamo a consegnare consolle e giocattoli. Come facevamo? Entravamo in reparto con le motociclette a motore, ci facevamo salire i bambini e li portavamo a spinta.
Dopo c’è stata una sorta di evoluzione e sono arrivate le moto elettriche, con le quali entravamo direttamente in ospedale. Adesso entriamo in reparto con di tutto.. anche con minimoto e tricicli elettrici, sempre pronti a portare un po’ di festa e allegria all’interno delle strutture ospedaliere!
Da qui abbiamo ricevuto richieste sia dagli ospedali, che ci domandavano di ritornare, sia da persone o aziende fisiche che ci volevano supportare. Fino a quel momento la diffusione delle fiabe e la distribuzione dei giochi erano puro volontariato (cioè, eravamo 4 – 5 persone e io), quindi abbiamo avuto la necessità di darci una forma di organizzazione. Ci serviva una struttura che ci permettesse di dare una continuità alle donazioni e alle “visite” in ospedale in motocicletta e di programmare le nostre attività. Ciò ci ha permesso di darci anche una veste giuridica e ora siamo un ente riconosciuto, cioè una OdV, un’Organizzazione di Volontariato. E No Barriers ha acquisito una forma ufficiale!
Come operate e come siete organizzati?
A oggi si articola su tre principali attività.
Ruote in Corsia: andiamo negli ospedali pediatrici per portare i piccoli pazienti sui nostri mezzi elettrici.
Moto per tutti: portiamo in moto ragazzi e adulti affetti da deficit e disabilità direttamente nei centri in cui sono ospitati. Gli stessi li facciamo andar in moto anche nel corso di eventi motociclistici a cui veniamo invitati e nei quali ci danno a disposizione uno spazio -per esempio un parcheggio.
Sorrisi in Moto: è il progetto più impegnativo, con il quale puntiamo a regalare a 4 o 5 ragazzi con disabilità un vero e proprio viaggio in moto. Iniziamo organizzando prima una piccola trasferta di un giorno, in cui percorriamo 150- 200 km. Qui i nostri ospiti vivono l’emozione dell’essere passeggero e noi capiamo come approcciarci a loro. Vediamo quale sia la loro risposta a uno “stimolo” del genere e se quindi è possibile organizzare un viaggio più lungo. Una volta che abbiamo riscontrato che la cosa è fattibile, organizziamo il fine settimana, cioè 2 o 3 giorni. Usiamo la motocicletta come strumento terapeutico, e anche come mezzo per abbattere alcune barriere. Una, per esempio, può essere quella di pensare che una persona affetta da disabilità non possa fare il passeggero in moto e non possa affrontare un viaggio lungo su due ruote.
Cosa riserva il futuro per No Barriers: programmi e obbiettivi?
Prima di tutto continuare vogliamo continuare quello che stiamo facendo, perché di carne al fuoco ce ne è davvero tanta!
Noi siamo volontari, che dedichiamo il nostro tempo a questo progetto. Per andare incontro alle esigenze delle case accoglienza, che ospitano i ragazzi durante la settimana, per noi spesso è impegnativo organizzarci come ferie. Quindi, migliorarci sotto queso punto di vista e trovare nuovi volontari, per poter coprire le tante richieste che riceviamo per la mototerapia è un primo obiettivo.
La motocicletta ha una potenza incredibile e in questi anni ne abbiamo avuto la conferma. Ci sono studi clinici e accademici, che dimostrano la validità della mototerapia nel contesto della riabilitazione e in quello della gestione di una malattia –e direi che Ernest ne ha toccato l’efficacia con mano!
Fino a qui abbiamo utilizzato la moto (e “derivati” ndr); sarebbe bello realizzare qualcosa che lanci il messaggio che altre barriere si possono abbattere, anche senza l’uso della motocicletta e andare oltre. Tanti ostacoli si possono abbattere e quelli da cui partire le barriere mentali, i primi che sono intorno a noi, che sono i primi muri da abbattere.
Per fare questa intervista, ho raggiunto Ernest per telefono e la sua energia mi ha travolta. Racconta de Le Fiabe dei motociclisti e di No Barriers con un entusiasmo contagioso.
In questi anni ha creato un meccanismo incredibile, di condivisione ed emozione.
Per concludere, rubo le parole al sito di No Barriers ODV.
La moto funge da attivatore emozionale ed agisce sul sistema relazionale, cognitivo, comportamentale, senso-motorio e motivazionale.
Caterina Pascale Guidotti Magnani