La Via dei Colori, chi è e cosa fa
La Via dei Colori è un’associazione nazionale che si occupa per tutti coloro cherimangono coinvolti in casi dubbi o accertati dimaltrattamenti all’interno degli asili e scuole.
la via dei colori nasce il 2 Dicembre 2010, a un anno esatto dai terribili maltrattamenti scoperti all’asilo Cip e Ciop di Pistoia, ed è stata fondata da 5 famiglie protagoniste di quei fatti.
L’ Associazione offre gratuitamente consulenza tecnica specializzata, sostegno organizzativo, morale, legale, medico e informazioni utili su dove e come muoversi.
Le mie 5 chiacchiere con Ilaria, presidente dell’Associazione.
Cosa distingue la vostra Associazione, la via dei colori, da tutte le altre?
Ho l’orgoglio di poter dire che attualmente La Via dei Colori Onlus è l’unica associazione in Italia che si occupa di maltrattamenti in struttura in maniera così specifica.
Il nostro Comitato Scientifico è impegnato attivamente in molti processi di abusi avvenuti in scuole e case di cura tristemente noti alla cronaca.
Questo ci ha permesso di avere un esperienza specializzata maturata direttamente sul campo.
Purtroppo non esiste giurisprudenza né letteratura precedente in materia, va creato tutto da zero.
Che tipo di utenza si rivolge a voi? Per quali servizi?
La nostra Associazione copre le necessità delle vittime e delle loro famiglie a 360°.
Nei primi contatti, la famiglia ci chiede aiuto per sviscerare il dubbio che uno dei propri cari possa star subendo abusi o maltrattamenti in una scuola, in un casa di cura o comunque in una struttura pubblica o privata.
Altre volte la famiglia si rivolge a noi dopo aver fatto la denuncia o dopo che il caso è scoppiato; quando ricevono la telefonata delle forze dell’ordine che li avvertono dell’arresto e non hanno la minima idea di cosa fare.
Infine ci sono i professionisti collegati più o meno indirettamente con i casi di maltrattamento, che ci chiamano o per avere o formazione in materia; nel caso in cui siano Psicoterapeuti o Avvocati desiderosi di approfondire le proprie conoscenze in questo ambito.
O magari sostegno psicoterapico nel caso in cui siano educatori, maestre o addetti all’assistenza con un alto livello di stress lavoro correlato e quindi a rischio BurnOut.
Che cos’è il vostro kit di primo soccorso “Hakuna Matata”?
Hakuna Matata è un progetto nato grazie all’enorme e pregevole lavoro della Dott.ssa Mancioli e della Dott.ssaRighetti; nato per sostenere principalmente il personale scolastico durante il reinserimento di una vittima di maltrattamenti nella struttura che li accoglie dopo il trauma.
Il termine ‘Hakuna Matata’ è un termine swahili divenuto celebre col il film Il Re Leone; dove Timon e Pumbaa insegnano al piccolo Simba la filosofia del “dimenticare i problemi del passato e concentrarsi con ottimismo sul presente”. Il nostro Kit di Pronto Soccorso si prefigge di fare lo stesso.
Nella nostra esperienza, ci siamo resi conto infatti che uno dei momenti più critici ed importanti ai fini del recupero psicologico di una vittima di abusi, è quello del reinserimento in una nuova classe o struttura con nuovi insegnanti.
La vittima di abusi tende solitamente ad aspettarsi o riproporre gli schemi violenti che ha conosciuto in precedenza e questo lo mette in una situazione di allerta e diffidenza che spesso portano a vivere disagi ed atteggiamenti che facilmente compromettono o mettono in crisi il sistema familiare e scolastico.
La reazione al trauma può oscillare dall’iperattività alla depressione passando per autolesionismo o problemi alimentari.
La vittima sovente tende a reagire in modo violento alle regole, scappare o nascondersi in preda a forti attacchi di ansia e paura facilmente confondibili con bizze o “attacchi” all’autorità dell’insegnante.
Hakuna Matata si propone di aiutare le insegnanti che accolgono i bambini a seguito del trauma fornendo loro una serie di piccoli accorgimenti e trucchi per la gestione delle crisi del bimbo.
Hakuna Matata può diventare anche, oltre che un Vademecum cartaceo o digitale, un sostegno a distanza e/o percorsi formativi integrativi e personalizzati in loco sia per il personale scolastico che per le famiglie.
Quale utilizzo fate dei social e della rete?
La rete è alla base di tutta la nostra associazione. Abbiamo due sedi, due sportelli multidisciplinari, uno studio legale in Liguria, uno studio di psicoterapia a Firenze; un numero verde al quale rispondono persone da tutta Italia e l’Ufficio Stampa a Bari.
Molti dei nostri volontari si sono conosciuti in rete e a distanza di anni passiamo le vacanze insieme e ci scambiamo regali “reali”.
Ci ritroviamo durante gli eventi che si svolgono un po’ in tutta Italia e proviamo ad essere vicini a tutte le famiglie che si affidano a noi; fortunatamente siamo sempre di più e sempre più “sparpagliati” ad ogni angolo.
I Social ci permettono di essere vicini alle persone e di comunicare con loro in tempi molto rapidi.
Dove pensate sia necessario agire con maggior efficacia per tutelare i diritti dei minori?
Noi riteniamo che la cosa più urgente e utile da fare al momento sia agire sui controlli a monte delle assunzioni; richiedendo oltre al Certificato Antipedofilia anche una Visura Giudiziaria che permetta di essere a conoscenza di eventuali altri reati o carichi pendenti con reati precedenti per maltrattamenti o comportamenti violenti.
Inoltre sarebbe importante effettuare su tutto il personale scolastico e assistenziale anche un’attenta verifica delle effettive competenze curriculari delle persone.
Riteniamo che dovrebbe essere monitorato con puntualità il livello di stress lavoro correlato e la situazione psicofisica delle persone operanti nelle strutture.
Questo forse non ci permetterebbe di evitare totalmente tutti i fatti incresciosi che spesso riempiono le pagine dei giornali, ma sicuramente di diminuirli in modo significativo.
Ovviamente, teniamo a dire che la maggior parte di maestre/i ed infermiere/i sono bravissimi e svolgono il loro lavoro con amore e passione.
Per questo, LVdC ritiene che occorrerebbe anche aumentare le tutele per chi fa bene questo mestiere che è il più delicato al mondo. Occorrono corsi di formazione, sportelli di sostegno psicologico, un corretto monitoraggio ed una corretta gestione dei rapporti maestra/bambini e strutture idonee.
Un’utopia?
Forse, ma noi non ci arrendiamo ed andiamo in questa direzione chiedendo e bussando ad ogni porta fin tanto che pezzettino per pezzettino non avremo fatto tutto quello che ci siamo prefissati!