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Bullismo: una piaga sociale da combattere

Il bullismo è una forma di comportamento sociale di tipo violento.

Il termine bullismo viene dall’inglese “bullying”: perseguitare, tormentare, fare lo spaccone.

“E’ malvagio. Quando uno piange, egli ride. Provoca tutti i più deboli di lui, e quando fa a pugni, s’inferocisce e tira a far male. Non teme nulla, ride in faccia al maestro, ruba quando può, nega con una faccia invetriata, è sempre in lite con qualcheduno. Egli odia la scuola, odia i compagni, odia il maestro”.
(da il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis)

Questa descrizione del bullo è quanto mai attuale e purtroppo diffusa.

Anche se il bullismo sembra l’azione sbagliata di un singolo, è in realtà un evento sociale.

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Le dinamiche comprendono il bullo, la vittima, gli aiutanti del bullo o, se non proprio aiutanti, quelli che potremmo chiamare i suoi supporters, infine gli spettatori delle scene di prepotenza o addirittura violenza, troppo spesso passivi e di conseguenza complici anche loro del bullo.

Bullo e vittima hanno spesso delle caratteristiche specifiche: il bullo è aggressivo, ha bisogno di dominare, difficoltà nel rispettare le regole, basso rendimento scolastico.

La vittima spesso è insicura, fisicamente debole, molto solo, con scarsa abilità nei giochi e grosse difficoltà ad affermarsi in un gruppo.

Vittima e bullo provengono spesso da situazioni affettive negative.

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I bulli sono assai di frequente quei ragazzini che hanno dovuto imparare a far conto solo su se stessi, abbandonati a dovercela fare da soli.

Le vittime sono abitualmente cresciuti in situazioni che hanno generato in loro ansia e scarsa autostima, contesti in cui gli adulti di riferimento erano talvolta presenti e talvolta no, generando così ambiguità e dubbio nel bambino che non è mai certo della risposta che riceverà quando chiede aiuto.

Un lavoro utile, fatto in alcune scuole, comprende progetti di “peer-education” in cui alcuni ragazzini adeguatamente formati coinvolgono gli altri in lavori di gruppo che possono, tra le altre cose, prevedere drammatizzazioni di “situazioni tipo”, ci si scambiano i ruoli, dove si può assumere una consapevolezza emotiva diversa di sé e dell’altro.

E’ necessario che si parli apertamente del bullismo, per non confonderlo con semplici conflitti tra coetanei dove

  • L’insistenza non supera un certo limite
  • Ciascuno manifesta le proprie ragioni
  • Si cercano soluzioni di “pareggio”
  • Si è in grado di cambiare argomento e allontanarsi

e molto importare è che venga messa a disposizione dei ragazzi la possibilità in momenti prestabiliti ed in maniera tutelata di parlare con degli adulti di riferimento.

Tiziana

 

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