Circe di Madeline Miller, una strega quasi forzata
Circe di Madeline Miller di Madeline Miller
Arriva dopo il primo successo dell’autrice La canzone di Achille. Chi ha amato quel romanzo si aspettava di poterne amare un secondo ma..
Circe è ben scritto e inizia con grandi promesse, con un personaggio classico, perduto e ignorato. Il personaggio del titolo però è ridotto a un basso profilo rispetto a quello che avrebbe potuto avere. La Circe originale è una figura femminile affascinante e potente con un vero e proprio carattere indipendente. Questa Circe appare più come una vittima sfortunata con poca personalità che supera tutte le sfide in modi quasi forzati.
Circe, figlia del dio Elios è una strega. Una madre. Una figlia. Una sorella. Un’amante. E, soprattutto, una donna. Troppo spesso le donne sono le vittime o i cattivi nella mitologia greca. Medea è la donna disprezzata che spinge Giasone al suicidio. Medusa è il male che Perseo deve sconfiggere. Arianna è la damigella in pericolo. Elena è il bel viso che conduce alla morte uomini come Ettore e Achille. Innumerevoli donne vengono continuamente considerate inferiori o insignificanti rispetto ai loro colleghi maschi, i cosiddetti eroi. La Miller prosegue dimostrando che Circe non è un personaggio così forte ma è una donna e cerca di riscattarsi agli occhi di chi le sta intorno, soprattutto del padre Elios. L’autrice in “Circe” ha voluto umanizzare un personaggio cattivo spesso trascurato e le ha dato potere. L’abbraccio di Circe alla sua femminilità è allo stesso tempo meraviglioso e doloroso, drammatico e tragico con, però, diversi punti deboli.
Circe inizia così con un grande potenziale: la storia epica di una dea che difende se stessa, sfida la sua famiglia e rivendica la sua individualità.
Diventa più saggia e coraggiosa senza sacrificare la sua gentilezza e compassione, mantenendo così la sua femminilità pur continuando ad affermarsi. Circe impara che deve alzarsi e combattere per ciò in cui crede, per non essere colpita dagli stessi dei che l’hanno allevata.
Ci sono molti nomi di altri dei e mortali che compaiono nel romanzo. Dei, mostri ed eroi intrecciati nella storia. Incontriamo Prometeo e vediamo la sua punizione per aver dato il fuoco ai mortali. Dedalo e Icaro compaiono prima di incontrare la loro tragica fine. Successivamente ci sono Scilla e Cariddi, che resero le acque mortali per tutti coloro che vi attraversavano. Poi Pasifae, la madre non solo di Arianna, ma anche del Minotauro. Molti amati personaggi dell’Olimpo abbelliscono anche l’isola di Eea di Circe, tra cui Ermes, Apollo e Atena.
I risultati reali però non sono all’altezza delle aspettative
Tutto l’interesse che nasce fino a metà volume a un certo punto rallenta, l’interesse inizia a scemare e ci si proietta in un crollo della lettura. Una lettura che da metà volume sempre quasi una forzatura. La scena migliore e probabilmente più iconica è quella in cui Circe, dopo aver sfamato alcuni uomini approdati sulla sua isola, li trasforma in maiali per aver approfittato di lei.
“A quanto pare, quella notte ho ucciso dei maiali, dopotutto“
Da qui ci si aspetta che la trami decolli ma in realtà dà l’impressione che rallenti. Anche se successivamente subentrano i personaggi di Ulisse, Telemaco, Telegono, e Penelope.
Immaginavo che questa fosse una rivisitazione in cui i temi femministi avrebbero potuto essere esplorati più profondamente. Mi sarebbe piaciuto vedere una rivendicazione più forte di Circe, del proprio potere e della propria individualità. Invece mi è sembrato di vedere che la sua vita girasse troppo intorno agli uomini della sua vita e che questi abbiano motivato gran parte della traiettoria del suo personaggio.
In conclusione sarebbe stato molto più interessante e anche avventuroso se il libro fosse stato un prequel della strega dell’Odissea, arricchendo e approfondendo la sua vita prima del suo arrivo sulla sua isola. Un prequel che spiegasse la vita di Circe, le sue difficoltà e il suo essere stata esclusa e poi scacciata.
Se il libro avesse mantenuto lo stesso ritmo trovato all’inizio, avrebbe potuto decollare e incollare molto di più il lettore alle pagine. Forse a un certo punto la vita di Circe ha esaurito i suoi aneddoti e l’autrice ha fatto del suo meglio per lavorare con ciò che aveva, rimanendo fedele alla storia originale. Il linguaggio della Miller è meravigliosamente raffinato, poetico ed evocativo. Ma ahimè, la bella scrittura è sufficiente a distrarci dal ritmo lento di un racconto?
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