La partita del calciatore: Giorgio Enzo
Giorgio Enzo: un grande giocatore, marcatore dei maestri Maradona e Platini, diviso fra la sua carriera e la vita dopo il trapianto.
Giorgio Enzo è cresciuto nella Lupa Frascati. Ha vestito le maglie: della Cerretese (1979), dell’Atalanta, del Savona, dello storico Lecce (1983), del Torino (1989), dell’Ascoli, del Taranto fino a chiudere la sua carriera nella Massese (1995).
Chi é Giorgio Enzo?
“Sono stato un calciatore professionista negli anni ’80. Ho giocato in tutte le categorie A, B, C.
Poco prima di appendere le scarpette al chiodo, ho cominciato ad avere problemi al fegato ma non mi hanno mai creato limitazioni.
Ho smesso di giocare per il deterioramento della cartilagine di un ginocchio.
Oggi ho 55 anni e vivo in un piccolo paese in provincia di Pistoia. Sono sposato con Daniela e ho due figli che vivono felici con le loro famiglie e mi hanno reso nonno di due nipotini che amo sopra ogni cosa. Un’altro componente della mia famiglia è Giotto, il mio cane Labrador che è il mio più grande amico.”
Per quanto tempo ha dovuto aspettare il suo fegato in attesa del trapianto?
“Sono entrato in lista d’attesa dopo settimane di controlli e analisi approfondite. Il giorno stesso stavo per tornare a casa, ma un’infermiera mi ha bloccato dicendomi che forse c’era un organo compatibile con me.
Non nascondo che in quel momento sono stato assalito da mille pensieri sia positivi che negativi. Mi hanno sottoposto alla preparazione pre trapianto.
Dopo 15 ore di lunga attesa è arrivata una dottoressa che mi ha comunicato che l’organo arrivato purtroppo non era in buono stato e quindi non trapiantatile. Non mi è rimasto che tornare a casa.
I giorni seguenti pensavo che dopo aver avuto quell’occasione chissà quando sarei stato richiamato invece dopo 40 giorni ho ricevuto l’attesa chiamata.”
Quali sensazioni l’hanno accompagnata durante questo periodo?
“Il periodo prima del trapianto è stato certamente pieno di pensieri ma ho cercato di mantenere la calma continuando a lavorare fino al giorno che sono stato chiamato.
I miei figli li ho sempre tenuti all’oscuro della malattia, li ho messi a conoscenza solo dopo aver fatto tutti gli esami e i test particolari per il trapianto, questo perché non volevo farli soffrire prima inutilmente.
Il pensiero ricorrente era la paura non dell’intervento, anche se ero consapevole che poteva anche non riuscire, ma del dopo trapianto.”
Ci racconta il giorno del suo trapianto?
“Il 31/10/2012 sono andato a lavorare come ogni giorno, tornato a casa mi sdraio sul divano a guardare la TV.
Squilla il telefono e quando ho visto da dove proveniva il numero il cuore mi è andato a mille. Al telefono c’era il chirurgo, che mi ha subito tranquillizzato dicendomi che c’era un fegato compatibile per me e quindi di recarmi a Pisa entro un’ora e mezzo.
Di fretta ho preso l’occorrente già preparato da tempo. Alle 19:00 sono arrivato a Cisanello edificio n. 6 . Le infermiere mi hanno accolto con la solita professionalità e gentilezza, così mi sono sottoposto all’ennesima preparazione pre trapianto.
Ormai era notte, ed era quella di Halloween, ma non era uno scherzo per me!”
Quanto è cambiata la sua vita?
“Dopo il trapianto durato 15 ore e trascorsi 16 giorni fra rianimazione e degenza in reparto protetto e sterile con 11 chili in meno e un’enorme cicatrice in più, con ancora un tubicino nella pancia per scaricare la bile, sono tornato a casa.
Per tre mesi ho dovuto fare una vita molto controllata, dovevo portare la mascherina quando mi venivano a trovare amici e parenti e non potevo frequentare posti affollati. Avevo controlli e analisi settimanali per valutare se i medicinali antirigetto erano presi con la giusta dose e dovevo prendere l’antibiotico per evitare infezioni.
Ora dopo 5 anni faccio una vita normale. Le analisi e gli altri esami sono trimestrali e a tavola mangio tutto con poche limitazioni. Tutti i giorni vado a camminare con il mio Giotto, curo il giardino e le mie piante di olivo e sono tornato a giocare al calcio con le dovute limitazioni per un trapiantato e anche per la mia non più giovane età.”
Ex calciatore, non poteva non far parte della Nazionale Italiana Calcio Trapiantati. Che cos’è e cosa rappresenta questa associazione per lei e gli altri trapiantati?
“In ospedale dopo il trapianto mi è stato proposto di entrare a far parte della Nazionale Italiana Calcio Trapiantati composta da ragazzi di tutta Italia trapiantati di cuore, fegato, rene, polmoni e midollo osseo.
Il nostro scopo è divulgare la donazione di organi e far vedere che nonostante abbiamo subito un trapianto possiamo fare una vita normale e dobbiamo essere da esempio soprattutto per chi deve affrontare questo difficile cammino.”
Al giorno d’oggi quanta informazione c’è riguardo al trapianto e in che modo può continuare la strada di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla donazione degli organi?
“Oggi nel mondo dell’informazione sul trapianto d’organi e tessuti sono stati fatti molti passi avanti.
Non deve essere più un tabù. Bisogna affrontare l’argomento partendo dalle scuole e dai ragazzi di giovane età, perché è così che si educa e si fa crescere in ognuno di noi la consapevolezza che quando non ci saremo più potremo aiutare altre persone.
Questo non deve farci pensare alla morte, che speriamo sia il più tardi possibile, ma solo a farci riflettere che con un semplice SI possono essere salvate molte vite.”
A tale proposito se potesse dire qualcosa al suo donatore o alla sua famiglia, cosa direbbe?
“Quasi ogni giorno penso al mio donatore e dico: “..chissà com’era un uomo o una donna, giovane o anziano..” Lo ringrazio per il suo immenso nobile gesto.
Alla sua famiglia vorrei dire che farò di tutto per portare dentro di me con cura e amore una parte del suo caro, li ringrazio per la loro decisione così difficile e così piena d’amore per il prossimo in un momento straziante. GRAZIE.”
Che consiglio si sente di dare ai nostri lettori?
“Posso solo dire che la salute è il bene più prezioso. Alzarsi la mattina e incominciare una nuova giornata, seppur con lo stress e la vita di corsa, è una fortuna.
Pensiamo ai bambini che si trovano su un letto d’ospedale che vorrebbero come tutti giocare e fare una vita normale, o a chi è in attesa di un organo per continuare a vivere.
Voglio salutarvi augurandovi di fare di tutto per essere felici e ai giovani dico: “Godetevi la vita ma ricordatevi che la salute è un bene prezioso e non si compra, quindi cercate di averne rispetto e nel possibile evitate di bere e fumare.”
Per me non chiedo nulla se non proprio la salute e poter invecchiare con mia moglie e veder crescere i miei figli e nipoti.”
Grazie per aver aperto il tuo cuore con noi rivivendo questi momenti così delicati. Grazie perché ci hai donato una grande testimonianza: IL TRAPIANTO È VITA.
Federica Ferrali
Un commento
Giorgio Enzo
Grazie della bellissima ma anche emozionante intervista