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Interviste

Intervista con lo storico: Carlo Greppi

Carlo Greppi ci svela il dietro le quinte del “metodo dello storico”.

Ho recentemente pubblicato un libro non storico in cui c’è una sola citazione, che proviene da storie che non fanno la Storia di Carlo Greppi. Il saggio è un’efficace disanima della metodologia della ricerca storica e ci dimostra come sia possibile rendere orizzontale la storia e umanizzarla. Farne la recensione non mi è bastato e, come è mia abitudine, sono andata oltre: ho intervistato l’autore.

Carlo Greppi, storico, scrittore e curatore editoriale dedica la propria ricerca alla storia del Novecento. Di questo delicato momento delle vicende umane ha raccontato i momenti più salienti, spesso usandoli come cornice delle storie delle persone comuni. Storie che hanno fatto il giro del mondo, tradotte in decine di lingue.

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Carlo Greppi, Un uomo di poche parole. Storia di Lorenzo, che salvò Primo, Editori Laterza 2023 e le sue traduzioni nel mondo | Ph. Carlo Greppi ©

Ha risposto alle mie domande tra una correzione di bozze (il suo prossimo libro esce il 4 marzo ndr) e una lezione e le sue risposte mi hanno caricata di entusiasmo, perché molto simili a quelle che darei io, che nella vita studio la storia .. dell’arte.

Cosa ti ha fatto appassionare alla storia?

Le storie, innanzitutto, con il loro portato di avventure. E poi quella straordinaria porta d’ingresso laterale che può essere il punto di vista “altro”, inconsueto, inaspettato. Tutto questo accompagnato dalla prospettiva: la storia è a noi vicina, ma non troppo, e possiamo osservarla con maggior lucidità. Forse.

Quando hai deciso di occuparti dell’età contemporanea?

Contestualmente: non ho mai avuto dubbi e mi sono principalmente occupato di Novecento. Mi appassiona il fatto che sia un secolo vicino, ma non incandescente come il presente, e che si possa tentare di guardarlo da una distanza di sicurezza che ci permetta di trarne degli insegnamenti su vari piani – di metodo, nel merito – che investono soprattutto l’ambito valoriale. In fondo ci occupiamo di storia perché cerchiamo un senso nelle nostre vite. Almeno così è per me.

Carlo Greppi
Carlo Greppi ©

Cosa è, secondo te, il “mestiere dello storico”?

Indagine, studio, riflessione; confronto, ponderazione, racconto. Alla fine si tratta, credo, di tenere insieme tutti questi aspetti in ogni singolo progetto di ricerca, di narrazione o di intervento pubblico, cercando l’equilibrio anche sul piano generale del proprio percorso. La dimensione pubblica che forzatamente ti tocca avere deve essere in costante relazione con il tuo percorso di ricerca, in senso stretto e in senso lato, e con la tua comunità.Carlo GreppiQuesto è un mestiere come un altro, naturalmente, solo che ha una responsabilità accresciuta perché può contenere un grado inconsueto di esposizione mediatica, e penso che questa debba essere maneggiata con cura. Perché il senso del nostro lavoro è produrre sapere documentato e verificabile, sperando che se ne possa fare un “buon uso”.

Qual è il modo più efficace per raccontare la storia, se esiste?

Non ne ho idea, davvero. Ritengo però – ed è un po’ il cuore del mio discorso in storie che non fanno la Storia – che si debba agire in orizzontale, umanizzando il più possibile la storia. Sia rispetto a ciò che studiamo, agli esseri umani del tempo trascorso dei e delle quali dobbiamo saper cogliere appunto l’umanità; sia mostrando il più possibile chi siamo, come facciamo il nostro mestiere – e quali limiti abbiamo – e perché. La trasparenza e l’onestà intellettuale possono essere dei veicoli straordinari, credo, per rendere la storia un qualcosa di tutte e di tutti, e non un misterioso sapere in mano a qualche strambo/a intellettuale con un sapere sconfinato. La passione, poi, è contagiosa – ma questo lo si sa.

Confermo, la passione è contagiosa, soprattutto quando la si sa trasmettere. Tramite i profili social, le lezioni e le conferenze la trasparenza intellettuale di Carlo emerge con forza, a sostegno delle fonti che usa. Nei suoi saggi il racconto non è mai noioso, sfugge alle parafrasi che molto colleghi fanno dei documenti. Le storie che narra, la visione orizzontale della grande Storia non è mai filtrata dalla noia della banale recensione. Anzi, la Storia e le storie che ci racconta sono attuali e ci guidano nella redazione della personalissima storia che è la nostra vita.

In fondo, come recita un altro celebre titolo del nostro storico,

La Storia ci salverà.

 

Caterina Pascale Guidotti Magnani

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