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La partita…con gli occhi di una mamma

Questa partita è iniziata giovedì, alla fine dell’allenamento, con la prima convocazione ufficiale.

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Un foglietto con una lista di nomi, nulla più.

Per lui, invece, il mio Bomber, una gioia immensa.

Ore 14.30 ritrovo sul campo.

Che poi non è diverso da tutte le altre volte

Però vederlo lì, scritto, nero su bianco…fa molto calciatore.

Il nome della squadra avversaria.

Anche tutte le altre volte sapevamo contro chi avremmo giocato. Non c’è nulla di diverso se non che è stato scritto su un pezzo di carta.

Però per lui ha tutto un altro sapore…insomma: lui, da giovedì è convocato.

Sabato ore 13.00.

Esce da scuola, torna a casa, mangia di fretta, si prepara, si veste, litiga anche con sua sorella, in dieci minuti chiede circa un milione di volte se è ora, se andiamo, se siamo tutti pronti.

Sì tutti…andiamo alla partita tutti e quattro.

Arrivati al campo veniamo accolti da una nuvola di piumini, lui corre, sparisce nel bianco della lanuggine e si fionda sul campo con gli altri compagni.

La borsa affidata al papà che la porta negli spogliatoi.

La sorella salutata con un bacio sulla guancia e una promessa “se faccio goal lo dedico a te”.

La mamma neppure calcolata.

Ma come? Io? Niente bacio? Niente saluto? Evidentemente non fa calciatore.

Giocano, ridono, fanno il riscaldamento.

Sono belli da morire!!!

Li senti prendere accordi, il calcio d’angolo lo batto io, se c’è un rigore vai tu, passa la palla mi raccomando…e cose di questo genere.

Ci sono 30 gradi, il sole non lascia scampo, ci sono i piumini che ti entrano nel naso, in gola, dappertutto.

In sottofondo il rumore delle moto, lì dietro, infatti, c’è una pista da motocross.

Ad un certo punto, lui, il mio nemico più acerrimo si fa sentire: il mal di testa.

Il caldo, i piumini, il mal di testa…anche questo è essere mamma di un aspirante calciatore.

Sfidi le intemperie, il caldo, il freddo, la nebbia, solo per guardare il tuo campione e ti dimentichi di tutto il resto.

Poi  sorridi…

Vedi la partita attraverso una rete, la Principessa annoiata dalla partita si mette a raccogliere i fiori, sei seduta su una panchina di cemento che più scomoda di così non si può…altro che convocazioni da vero giocatore

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Allora richiami vicino a te la Principessa che, improvvisamente, si interessa alla partita, cerca suo fratello in campo e inizia a urlare.

Una capo ultras.

“Forza Ale!Ale! Forza Ale!

Urla a squarciagola.

E intanto suo fratello sfiora il goal.

Allora urla ancora più forte, incitando sempre suo fratello.

Ma oggi non è giornata, prende anche un palo, ma di goal non se ne parla proprio.

Finisce la partita e il mio Bomber è arrabbiato, hanno perso e non ha fatto goal.

Ma quando lui esce dagli spogliatoi, mentre stiamo andando verso la macchina, lei lo prende per mano e gli dice “Vieni Ale, ci sono qua io”.

Anche questo è essere la sorella di un aspirante calciatore.

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