Filippo Megli, il nuotatore sognatore
Filippo Megli si racconta: una vita dedicata al nuoto e agli affetti, coltivando un’attenzione particolare al territorio.
Filippo Megli è toscano lo senti subito e non puoi non amarlo (anche) per questo.
Costanza, determinazione e disciplina, sono i motori dietro al successo di ogni grande sportivo e guidano anche Filippo.
Una vita dedicata innanzi tutto al nuoto, con una crescita sportiva graduale e di grande soddisfazione. La sua specialità? Lo stile libero nei 200 metri, con cui regala a noi tifosi record nazionali e grandi emozioni anche nella staffetta.
Lo intervisto in un momento tranquillo per le competizioni, fatto di allenamenti in piscina e in palestra. E studio. Filippo, infatti, studia Economia Aziendale per potere subentrare in futuro alla conduzione dell’azienda editoriale di famiglia.
Parliamo di nuoto, ma non solo. Parliamo di radici e di famiglia; parliamo di Giochi Olimpici, ovviamente; e parliamo di amicizia e rivalità, due sentimenti che non devono necessariamente cozzare. Perché non tutti sanno che lo Sport (sì, quello con la S maiuscola) è fatto sopratutto di lealtà e legami forti, del rispetto che unisce due avversari. E il nuoto è proprio questo: in vasca si gareggia l’uno contro l’altro, ma fuori dall’acqua ci si sostiene a vicenda. Sempre.
Come è nata la tua passione per il nuoto?
È una passione che non è nata subito. Io sono sempre stato molto sportivo, infatti fino alla terza media ho praticato sia calcio, sia nuoto. Poi, anche grazie a mio padre, mi sono concentrato sul secondo perché avevo manifestato doti maggiori in vasca che sull’erba. Da lì questo sport è diventata una passione; ho poi avuto la possibilità di farlo diventare anche la mia professione, grazie all’ingresso nell’Arma dei Carabinieri nel 2017.
È una disciplina appassionante anche se “da fuori”, vista da un non-nuotatore, talvolta non è avvincente. Ogni sport, però, ha un suo seguito e una sua funzione di intrattenimento e il nostro è così… va vissuto e sentito.
Il motto di Filippo Megli è “Vivere in un mare di sogni, in attesa della grande onda”. Ce lo puoi spiegare?
È un motto che tra ispirazione da La grande onda di Hokusai (La grande onda di Kanagawa è una xilografia del pittore giapponese Katsushika Hokusai pubblicata per la prima volta tra il 1830 e il 1831 ndr): ho una grande passione per il Giappone.
Vorrei visitarlo tutto, “da capo a piedi”. Mi affascina moltissimo la cultura che lo anima, le sue forme di rispetto e l’ordine che lo regola… Al di là di questo, il significato del motto ha una radice più personale. Credo sia giusto seguire i propri sogni, impegnarsi al massimo in più campi. Nonostante gli sforzi, nonostante tutto, c’è bisogno di prendere al volo quella grande onda, quella occasione unica. È necessario coltivare tutti i sogni che si hanno, ma appena c’è la possibilità ci si deve focalizzare su uno unico. Bisogna renderlo realtà e togliersi più soddisfazioni possibili!
Io spero nel prossimo futuro di portar a compimento tante cose, ma un sogno me lo tengo nel cassetto, in attesa della grande onda che mi aiuti a fare una scelta in questo mondo pieno di opportunità.
Hai spesso parlato di un forte legame con il territorio, con la tua terra (San Casciano Val di Pesa): in cosa consiste?
È difficile rispondere. Può sembrare banale parlare del legame con le tradizioni o con la propria terra. Per me si tratta sopratutto di un rapporto più profondo che riguarda le mie radici, le mie origini: tramite uno dei miei genitori provengo da una famiglia di campagna. Qui ho imparato i valori del mondo rurale che mi fanno sentire a casa. Questi campi, queste colline… il Chianti con i suoi uliveti e le sue vigne per me è casa, ovunque io vada, e qui mi sento me stesso.
Io abito in un paesino dove tutti si conoscono, tutti si salutano e spesso ci si scambiano consigli e battute. Io vorrei trasmettere i valori di questa familiarità e le sue peculiarità fuori dal mio Chianti.
Raccontaci le tue Olimpiadi, non solo quello che abbiamo visto nel The Olympic Vlog. Cosa sono state per te, dopo l’anno difficile che hai passato?
The Olympic Vlog è stato un successone, nonostante la perdita di gran parte dei video, che riguardavano sopratutto gli allenamenti in piscina, le gare e i festeggiamenti delle medaglie. Questa esperienza, però, rimarrà sempre impressa nel mio cuore. È stata una Olimpiade un po’ diversa a causa del Covid-19, con numerose limitazioni e caratterizzata dall’assenza del pubblico.
Ma è stata la mia prima Olimpiade. Venendo da un periodo difficile (un infortunio nel 2019, 8 mesi di stop e un problema alla spalla che non accennava a risolversi), è stato importante per me arrivare là e poter dire la mia anche in maniera lieve -ho fatto solo una staffetta e, purtroppo, non siamo arrivati a podio. Questo ha fatto sì che mi risentissi me stesso. Quel me stesso che in parte avevo perso nel 2019 e la cui presenza mi mancava.
Le Olimpiadi sono inclusività e condivisione. Tutto ciò è difficile da spiegare: il villaggio olimpico è un luogo dove culture, usanze e colori si uniscono. Tutti sono alla pari e hanno la stessa importanza; ciascuno ha la possibilità di dire la propria. Una situazione così non la ritrovi altrove: sembra di vivere in una fiaba! Quindi l’Olimpiade è una esperienza unica che purtroppo è riservata a pochi. Potendomi sentire uno di quei pochi ne sono davvero orgoglioso e sono ancora più orgoglioso della mia Italia, del mio Paese.
In una intervista a Tokyo hai parlato anche di Fabio Lombini, un nuotatore fortissimo che ci ha lasciati giovanissimo e hai dedicato a lui i traguardi raggiunti agli ultimi giochi olimpici. Sul tuo sito e nella prefazione a Swimbox inoltre, ti rivolgi a lui con parole intense e commoventi, in cui parli di amicizia e rivalità. Cosa è il “dietro le quinte”? Come vivete gli allenamenti, le trasferte, i legami e le competizioni?
Ho voluto ricordare Fabio perché gli avevo assicurato che saremmo andati assieme alle Olimpiadi. Non sapevo quali e quando, ma una promessa è una promessa, va portata a termine. Ne sentivo la necessità e l’ho fatto. Successivamente, inoltre, lo abbiamo ricordato con un libro dedicato allo stile libero stampato a settembre 2021. Con Swimbox. L’arte e la meccanica dello stile libero siamo davvero riusciti a celebrarlo come meritava!
Quello che c’era tra me e Fabio c’era un rapporto di amicizia. In vasca, certo, eravamo avversari, ma non si deve dare alla parola “rivalità” una accezione negativa. Si scherzava fino a un momento prima di entrar in vasca … eravamo due scemi al bar.
Questo dovrebbe esser lo sport: un rapporto di amicizia e rispetto tra gli atleti. Non deve esserci quello che spesso si vede, cioè un odio alimentato dalla necessità di primeggiare.
Dietro le quinte come viviamo?
Viviamo di allenamenti e di trasferte. Gli allenamenti sono circa 12 alla settimana di 1.5/2 ore, svolti tra acqua e palestra, quindi circa 20-24 ore alla settimana (se volete partecipare anche voi, seguite le storie Instagram sul suo profilo pippomegli … riderete un sacco ndr). Le trasferte dipendono dai periodi dell’anno, tra gare all’estero o spostamenti collegiali (o in altura o in montagna, o in zone di mare). Io principalmente rimango a Firenze con il mio allenatore.
Il nuoto è uno sport individuale, ma i rapporti e le amicizie in vasca sono fondamentali!
La cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020 – Filippo Megli ©
Senza compagni di squadra e senza un legame forte con l’allenatore non si va da nessuna parte… Spesso si dice: ”Il migliore allenatore di un atleta è l’atleta stesso”. È vero perché il primo che deve crederci sei te stesso, ma senza una guida e senza un team affiatato non cresci. Per il momento a livello di Nazionale Italiana siamo un gruppo coeso e fortissimo, il più forte che il nostro Paese abbia mai avuto!
… e io lo confermo. Mai come nel 2021 in Italia si è parlato di stili, di vasche e di cloro. Fino a qualche anno fa, se si affrontava l’argomento nuoto, venivano fuori due o tre nomi, tornavano sempre quelli. Oggi, invece, al notiziario sentiamo fare l’appello di tutta la Federazione Italiana Nuoto e ragazzi come Filippo Megli o Lorenzo Zazzeri (la cui intervista trovate qui) o Simona Quadarella sono l’esempio genuino di questo sport così speciale, nel quale la rivalità non esiste.
Caterina Pascale Guidotti Magnani