IMOLA, 9 LUGLIO 2015: AC-DC DAY!
Il rock è una storia seria. Si nasce con un animo già improntato: o sei tranquillo, o sei rock. Ed io sono ROCK.
Li ho conosciuti una sera di parecchi anni fa (ma non dirò quanti!), per caso, mentre per la tv passava uno dei loro brani “celebri”: YOU SHOOK ME ALL NIGHT LONG. E da lì, è stato un amore carnale, profondo.
Non venivano in Italia dal 2010… per una serie di coincidenze (una di queste si chiama matrimonio) non ci eravamo potuti andare, ma stavolta sapevamo che sarebbe stata quella giusta, quella da ricordare.
L’autodromo di Imola “Enzo e Dino Ferrari” ha ospitato un gruppo (e che gruppo!) di pazzi scatenati di tutte le età, pronti a bruciare sotto il sole per ascoltarli. I numeri dicono 92.000 spettatori ma chi era presente lo sa che eravamo molti di più. Tutti amici di tutti, tutti “uniti” per lo stesso momento: sentire loro!
Gli AC-DC nascono a Sidney, in Australia, nel 1973. In realtà i componenti della band sono quasi tutti inglesi… Angus e Malcom Young sono due fratelli scozzzesi che insieme alla loro famiglia, si trasferiscono in Australia per problemi economici. Alla fine del 1973 i due fratelli Young decisero di collaborare in un gruppo e così, il 31 dicembre 1973, nacquero gli AC/DC. In pochi sanno che il nome della band è stato scelto dalla sorella Margaret, che lesse la scritta AC/DC (Alternate Current/Direct Current) ossia corrente alternata/corrente continua su un elettrodomestico e la trovò adatta ad esprimere l’elettricità e il dinamismo del gruppo.
Oltre ai due fratelli Young, della formazione originale facevano parte anche il cantante Dave Evans, il bassista Larry Van Kriedt e il drummer Colin Burgess. Qualche tempo più tardi, il gruppo vide l’uscita di scena del cantante Dave E. e l’entrata ufficiale di Bon Scott.
E’ questa la formazione che iniziò a sfornare i loro enormi successi. La voce di Bon S. non passava certo inosservata e nel panorama del rock ci stava a meraviglia.
Purtroppo però, Bon Scott era un rocker maledetto, di quelli che non avevano paura di niente… che non avevano paura nemmeno della morte. Il 19 febbraio 1980 moriva ucciso da una serata dove l’alcol aveva avuto la meglio.
Dopo lo scossone profondo subìto dalla band, ecco arrivare uno spiraglio di luce che porta il nome di BRIAN JOHNSON. L’attuale cantante.
Nel corso degli anni (stiamo parlando di quasi quarant’anni!!) la band è cambiata, e ad Imola, a infuocare il palco c’erano loro:
ANGUS YOUNG | Chitarra solista
STEVIE YOUNG | Chitarra ritmica
BRIAN JOHNSON | Voce
CLIFF WILLIAMS | Basso
CHRIS SLADE | Batteria
L’autodromo è pieno, il clima è rovente, qualche ombrello qua e là per ripararsi dal sole… alcuni si spalmano la crema solare e fanno finta di essere stesi al mare. Due mega-cannoni di acqua nebulizzata tentano di bagnare la folla ma ovviamente, non ce la fanno. Chi aspetta gli AC-DC è incandescente dentro!
Il sole comincia a girare, gli animi si scaldano, la folla aumenta a vista d’occhio… un gruppo spalla (i Vintage Trouble) inizia a suonare e noi siamo pronti. Un tappeto di teste calde stanno aspettando loro.
E alle 21.20 le luci si accendono, un video inizia a passare sui maxischermi e a quel punto, l’adrenalina è a mille. Eccolo è lui, il concerto della vita! La pelle d’oca è presente, l’emozione fa battere forte il cuore e si comincia a godere.
Dopo il video dello sbarco sulla luna degli AC-DC, Brian J. saluta tutti così: “Buonasera Imola, vi piace il rock? Allora andiamo!”. Iniziano con un brano del loro ultimo disco “Rock or Bust” e da quel momento in poi, è un susseguirsi di emozioni, di grida, di spallate col “vicinato”, sempre in modo agitato ma sereno. Quasi tutti battono le mani, mentre un boato accompagna il primo duck walk di Angus Young, che appare subito in grande forma. Sono certa che alla sua età, non sarò certo così “scattante” :-(
Uno dei momenti più coinvolgenti della serata è sicuramente l’inno da stadio Thunderstruck, il brano trainante di The razors edge del 1990, che innesca il consueto call and response con il pubblico, che urla a pieni polmoni “Thunder!”, fino a che la potente rullata di Slade scatena una vera e propria ondata umana. Indimenticabile.
Uno spettacolo di due ore. Sudate, vissute, cantate, ammirate… perché un gruppo come loro, che giovani non lo sono più, dal vivo non ha veramente rivali per coinvolgimento e spettacolarità.
Siamo partiti con delle aspettative altissime, ascoltando dalle prime ore del mattino la diretta che Virgin Radio ha regalato a tutti (chi come noi sarebbe stato lì e chi purtroppo non aveva avuto cotanta fortuna), e siamo tornati a casa sfibrati, ma giovani più o meno quanto lo sono loro nello spirito. Credo che molti come me, si siano fatti veramente rapire dagli assoli di Angus… perché vederlo roteare sul palco, con i suoi calzoni da scolaretto, a petto nudo, con la chitarra elettrica e quella mano sinistra che sembra non conoscere stanchezza, è una cosa proprio che ti resta impressa nella mente per tanto tempo!
Ho letto una frase nelle tante recensioni che hanno scritto che dice proprio il vero: Brian J. non cantava come anni fa… ma dove non arrivava lui, arrivavano i fans!
Ci sarà chi si è lamentato e chi ha decretato il concerto il migliore che ha visto finora. La realtà dei fatti è che è un ricordo e come tale, è indimenticabile.
E’ stato un grande evento, e noi c’eravamo.
Non sappiamo se ci sarà un altro album, un altro tour, un’altra tappa italiana, ma ci piace pensare che queste colonne indistruttibili del rock le risentiremo ancora, dal vivo!
Non ci siamo mai considerati un gruppo heavy metal. Ci siamo sempre considerati un gruppo rock. La grossa differenza è che ci siamo sempre sentiti vicini al rock, ed abbiamo sempre cercato di comporre canzoni, non riff o suoni più pesanti possibile. Però ogni tanto ci escono potenti come un martello pneumatico.