La “bigenitorialità perfetta” del DDL Pillon
La “bigenitorialità perfetta” del DDL Pillon, chiariamo un po’ le idee.
Da agosto, mese in cui è apparsa sui quotidiani nazionali la notizia del disegno di legge presentato dal Senatore Pillon, tante sono le telefonate che ho ricevuto da genitori già separati o che stanno affrontando una separazione.
“Avvocato, è vero che potrò stare con i miei figli due settimane al mese?”.
“E’ vero che non avrò più diritto all’assegnazione della casa coniugale?”
“Ho sentito che non dovrà più essere versata alcuna somma a titolo di mantenimento per i figli. E’ così?”.
(Foto dal web, fonte d.repubblica.it)
Queste le principali domande che tutti mi hanno posto. Ecco allora che ho deciso di fare un po’ di chiarezza, nella loro testa e nella testa di tanti genitori alle prese con la separazione. E con quello che io spesso definisco il “punto di rottura”, non solo dei sentimenti ma anche degli equilibri economici di una famiglia.
Innanzitutto, partiamo con il dire che trattandosi di un disegno di legge, altro non è che una proposta. Che per poter diventare legge ha bisogno di ottenere i voti favorevoli del Parlamento.
In secondo luogo, il nostro ordinamento già prevede come regime ordinario l’affido condiviso e dunque la possibilità per entrambi i genitori di trascorrere con i propri figli lo stesso identico tempo. Anche se nella prassi i figli vengono sì affidati ad entrambi i genitori, ma viene poi individuato un genitore collocatario con il quale i bambini trascorrono la maggior parte del tempo.
Vediamo comunque ora nel dettaglio i punti principali della riforma:
- MEDIAZIONE FAMILIARE OBBLIGATORIA per chi vuole separarsi. Tale aspetto ha sollevato non poche polemiche! In quanto la mediazione familiare, ovviamente a pagamento, aumenterebbe i costi a carico di chi si separa;
- ELIMINAZIONE (salvo rari casi) DELL’ASSEGNO DI MANTENIMENTO, a fronte di una parità di permanenza in termini di tempo di entrambi i genitori con i figli (il c.d. mantenimento diretto);
- DOPPIA RESIDENZA per i figli e venir meno dell’assegnazione della casa coniugale;
- LOTTA ALL’ALIENAZIONE GENITORIALE, ovvero al rifiuto da parte del figlio di trascorrere del tempo con uno dei genitori (questo è uno degli aspetti a mio avviso più critici, in quanto spesso i minori che rifiutano di frequentare uno dei genitori non lo fanno perché manipolati dall’altro, ma perché hanno subito episodi di violenza o di sopraffazione).
Le critiche piovute su questa proposta di legge come dicevo sono state parecchie.
Certo non possiamo nascondere il fatto che in Italia la situazione dei papà separati, che fanno fatica ad arrivare a fine mese, sia sicuramente un problema reale. Non dobbiamo però nemmeno trascurare il fatto che esistono tante mamme che hanno rinunciato al lavoro per crescere i figli e che, con una riforma di questo tenore, rischierebbero di trovarsi in una situazione di svantaggio.
Dal canto mio posso dirvi che ritengo che l’interesse da tutelare sia sempre e solo quello dei minori. Troppo spesso travolti da situazioni molto più grandi di loro e schiacciati dall’eterna lotta tra mamme e papà.
Bisogna sempre chiedersi cosa sia meglio per il bambino. Ricordandosi che ogni situazione è diversa dalle altre e che non è possibile fare paragoni, né creare un’uniformità di trattamento.
Fabiola Caccialanza