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LA FOTOGRAFIA COME ATTIMO CHE DIVIENE ETERNO by debbidepian

“Ogni volta che premo il pulsante dello scatto, è come se conservassi

ciò che sta per sparire.”

(Henri Cartier-Bresson)

 

Ho scelto come oggetto del mio articolo la fotografia perché è da sempre un argomento che mi tocca ed interessa molto. La cosa che mi piace della fotografia è che ogni momento può essere immobilizzato attraverso uno scatto e ricordato così com’è per sempre, infatti, come dice il fotografo Henri Cartier Bresson, “La fotografia è un impulso spontaneo che viene da un occhio sempre attento, che cattura il momento e la sua eternità”.unnamed-2

Questa mia passione è un dono perché attraverso la fotografia il mio sguardo è diventato più attento e curioso ed è stato educato a soffermarsi anche su aspetti e particolari della realtà che prima avrei notato solo dopo ripetute osservazioni. Credo che questa sia una caratteristica tipica di tutte le arti: mostrare all’uomo ciò che inizialmente non vedrebbe.unnamed

Ma la fotografia non è solo una semplice immagine in grado di stimolare le nostre emozioni, perché ha rivelato la sua utilità in molti ambiti della società. Divenne, ad esempio, strumento di sviluppo per il giornalismo e l’editoria e un ottimo strumento per le testimonianze storiche; permise all’uomo di fotografare l’universo ed estendere le sue conoscenze oltre quei limiti ritenuti fino ad allora insuperabili.

Per esempio possiamo citare due grandi fotoreporter dei nostri tempi: cosi come Robert Capa in passato ha congelato istanti di tempo lasciandoci una testimonianza di avvenimenti fondamentali nella nostra storia, cosi ai giorni nostri Steve Mccurry si concentra sulle conseguenze umane della guerra, mostrando non solo quello che la guerra imprime al paesaggio ma, piuttosto, sul volto umano. Un buon fotografo è una persona che comunica un fatto, ma lasciando che qualcun altro veda attraverso i suoi occhi, tocca il cuore, fa diventare l’osservatore una persona diversa, e questi due grandi artisti ci sono riusciti.unnamed-1

Nel dicembre del 1984,  il fotografo di National Geographic Steve McCurry realizzò uno dei ritratti fotografici più famosi al mondo proprio in uno di questi campi di rifugiati. La ragazza afghana dagli occhi verdi catturò l’attenzione del mondo intero, provando ancora una volta che la fotografia ha il potere di aprire gli occhi, i cuori e le menti con un singolo scatto. . Lo sguardo intenso di quell’adolescente ha scavato nel nostro subconscio collettivo, costringendo il frettoloso, distratto mondo occidentale a fermarsi a riflettere  Questa incredibile fotografia fu la copertina del numero di Giugno 1985 del National Geographic magazine e divenne la fotografia più riconosciuta nella storia della rivista. . Per ironia della sorte, la ragazza rimase senza nome, che le fu trovato solo dopo quasi 2 decenni, quando la squadra del National Geographic andò alla ricerca della vera identità della ragazza, e scoprì che la fanciulla della fotografia si chiamava Sharbat Gula. Infine, la sua identificazione, la portò a riunirsi con McCurry, il suo nome fu rivelato e lui le scattò un’altra fotografia. Quella fu la prima volta in cui lei vide il suo ritratto; aveva 30 anni.

E’ incredibile come un fotografo sia in grado di immortalare il ritratto di un perfetto sconosciuto e, allo stesso tempo, farlo sembrare familiare come il dorso delle nostre mani – proprio come il ritratto della ragazza afghana. McCurry è uno dei fotografi moderni più famosi e si è distinto quasi esclusivamente per la sua attività di fotografo di viaggio documentarista. I suoi reportage riguardano soprattutto il medio ed estremo oriente.  Volendo riassumerla in una frase, la sua attività si è concentrata sul documentare culture ed avvenimenti attraverso le storie di singole persone. Come da lui stesso sottolineato, McCurry in ogni sua foto racconta una storia. È praticamente uno scrittore, solo che invece di usare le parole, usa le foto.

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