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“La nostra strada” il nuovo film di Pierfrancesco Li Donni

“La nostra strada” il nuovo film di Pierfrancesco Li Donni sull’abbandono scolastico  e sull’adolescenza nelle periferie urbanein concorso al Biografilm Festival.

 

Il regista palermitano rimette al centro del proprio sguardo un’altra periferia, questa volta quella palermitana, attraverso il “pedinamento zavattiniano” di alcuni adolescenti che abitano il quartiere Zisa, durante il loro ultimo anno alle scuole medie inferiori.

L’ultimo anno delle medie per quattro ragazzi di Palermo è dominato dal cambiamento e dall’incertezza. Il quartiere dove vivono è una gabbia ma a tredici anni la vita è un’avventura da attraversare.

Tra la scuola e il lavoro, i primi amori e la famiglia, Daniel, Morena, Desirée e Simone.

Un anno di passaggio, dominato dal cambiamento e dall’incertezza, in cui i ragazzi si affacciano all’adolescenza andando in cerca della loro strada.

In un quartiere popolare dove la disoccupazione tocca punte del 50%.

La dispersione scolastica raggiunge picchi dell’8% e dove molti dei loro coetanei lasciano gli studi una volta raggiunta l’età dell’obbligo scolastico.Pierfrancesco Li Donni

Un tema tornato con la recente emergenza del Coronavirus con il rischio che si amplifichino le diseguaglianze tra chi può permettersi di seguire le lezioni online e chi no; aggravando il livello di esclusione sociale dei ragazzi e il rischio di povertà educativa.

Li Donni riesce a dare voce con grande sensibilità a un universo troppo spesso schiacciato dalle narrazioni legate alla mafia e alla cronaca nera.

Il regista indaga volti e mestieri, restituisce vita e identità a ciò che normalmente consideriamo numeri e statistiche, e racconta il quartiere Zisa nella sua reale complessità.

Un microcosmo a tratti surreale in cui, fra palazzi dei primi del 900 mai restaurati e balconi intasati da antenne paraboliche.

Si aprono campi di allevamento di pecore e cavalli, e in cui si può ancora consumare l’arcaico rituale, illegale ma tollerato, della “vampata” di San Giuseppe.

Il regista parte dal mondo della scuola e dalle lezioni del professor Mannara.

Un professore dove ogni mattina prova a scuotere i suoi studenti e a dare loro nuovi stimoli, inventando lezioni aperte e partecipate, che più che lezioni di italiano sono lezioni di vita per raccontare storie di singoli; entrando nelle loro case abitate da famiglie troppo impegnate a tirare avanti per dare le giuste attenzioni ai propri ragazzi.

È il quotidiano di adolescenti stretti fra la necessità di sognare fughe dal quartiere e di costruire un futuro migliore e l’accettazione cinica di un destino già segnato; in cui, a volte, il sogno viene mortificato prima ancora di prendere forma.

Una sorta di “romanzo di formazione” in cui però questi poco più che bambini spesso ragionano già da adulti. In un quartiere che detiene il record cittadino di minori segnalati per reati; dove la scuola viene vissuta dalla maggior parte di adulti e ragazzi come un impedimento al lavoro.

Una realtà lacerata dall’odio di classe e dalla crisi economica che rende fragile il diritto allo studio e non riesce ad arginare il lavoro minorile.

Dove, come lo stesso autore di Inchiesta a Palermo Danilo Dolci dichiarava decenni fa “ciascuno cresce solo se sognato”. E dove, nonostante Dolci, ancora oggi i bambini della Zisa non sono stati sognati abbastanza.

Il nuovo film di Pierfrancesco Li Donni è in concorso al Biografilm Festival e visibile il 12 giugno alle ore 21:00 in streaming su MyMovies.it

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