Faccia da Cane: metterci la faccia per dire non abbandono
Faccia da Cane è un’associazione senza scopo di lucro che ha il proposito di promuovere una campagna di sensibilizzazione per dire NO all’abbandono degli animali.
Ho scoperto Faccia da Cane tramite mia figlia Elisabetta che ha partecipato a due eventi di questa associazione itinerante.
Grazie agli scatti fotografici che immortalano i padroni con i loro cani mettendoci la “faccia” e i “musi”, raccoglie donazioni per aiutare strutture, enti, canili, associazioni che si prendono cura dei cani abbandonati, malati e sfortunati.
Inoltre lo scopo è di dimostrare al mondo che non esistono solo padroni “cattivi”, ma ci sono tanti padroni che amano, viziano, coccolano e vivono per il loro cane, mettendoci la faccia.
Fondatrice e Presidente dell’associazione è Alessia Nastasio .
Grazie Alessia per esserti resa disponibile a raccontarci di Faccia da Cane.
Quando è nata la tua passione per i cani, l’hai avuta sin da piccola o è sbocciata strada facendo?
Sono cresciuta in una famiglia che mi ha sempre insegnato il rispetto. Qualcosa l’ho imparato dalla vita. I miei genitori mi hanno fatta crescere in mezzo agli animali. Abbiamo sempre avuto gatti, pappagalli, ricci, criceti, pesci rossi, però non abbiamo mai avuto cani.
Fin da piccola ho sempre portato a casa animali feriti. (Mia madre mi ha raccontato di aver vissuto sempre con il terrore nell’aspettarmi ad ogni mia uscita, perché non sapeva con che cosa sarei tornata!). Ricordo che all’età di 13 anni, insieme a Silvia la mai amichetta, siamo andate a cantare la Chiara Stella per le case del quartiere, raccogliendo 50mila lire che abbiamo donato interamente al canile di Rubano.Ricordo anche chiaramente quel giorno in cui trovai per strada un cagnolino abbandonato.
Non potevamo tenerlo per via dell’incompatibilità con i gatti di casa.
Disegnai volantini e li misi per il quartiere nella speranza di trovare la sua famiglia.
Era un meticcetto biondino e piccolino e dormiva sul tappeto di fronte alla porta di casa, nel mio pianerottolo del condominio. Non si faceva toccare da nessuno a parte me.
In tutto abbiamo trascorso 3 giorni insieme, fino a quando mio padre ci accompagnò in canile.
Ricordo ancora lo strazio nel lasciarlo…il suo sguardo quando mi ha vista andare via.
Avevano dovuto legarlo perché mordeva tutti, mentre guardava me, voleva solo me.
Ho pianto per due giorni fino a quando una volontaria del canile ci dette la notizia che il cagnolino aveva trovato casa, era stato adottato.
Credo che quello sguardo sia stato un po’ la causa dell’amore e del rispetto per questi animali.
Laureata in Architettura e Design, Art Director sul lavoro, fotografa per passione?
Si, lo so, faccio troppe cose!
No, non posso definirmi fotografa, ma appassionata di fotografia si.
Mio zio era un fotografo, quindi oltre a crescere con gli animali, sono cresciuta tra la fotografia e l’arte.
Oggi sono socia dell’agenzia Websonica, dove occupo il ruolo di Art Director…ma nella lista ti mancano anche 30 anni di carriera cestistica!
Come hai avuto l’intuizione di unire fotografia e cani, creando Faccia da Cane?
E’ nato tutto perché volevo fare un reportage raccontando la vita dei cani chiusi in canile, tramite i loro sguardi.
Ero al canile Frapiero e alla fine del tour, mi sono imbattuta in una gabbia dove era appena arrivato un cane di un cacciatore.
Le sue condizioni erano disastrose e quell’immagine mi ha distrutto.
Un’immagine che spesso avevo visto passare sui social, ma mai così, difronte ai miei occhi.
Mi sentivo straziata, incapace di credere che l’essere umano potesse arrivare a tanto.
Ho guardato negli occhi Cesare, il mio Jack Russel, ho capito che mai sarei stata così e, come me, moltissime persone.
Così ho deciso di andare controcorrente dimostrando nei social il lato opposto della medaglia,
quella che oggi nessuno fa vedere, quella bella.
Ho iniziato a fotografare le persone per strada insieme ai loro cani.
Volevo dimostrare al mondo che le belle persone esistono veramente, volevo e voglio fotografarle tutte.
Poi ho pensato che grazie a queste persone, avrei potuto raccogliere donazioni, per aiutare tutti quei cagnolini che stanno cercando una famiglia.
Ci spieghi come si svolge un evento di Faccia da Cane?
Oggi, a distanza di anni, un evento di Faccia da Cane è un’esperienza bellissima.
Allestiamo un piccolo set fotografico, dove arrivano i padroni insieme ai loro amici a quattro zampe per farsi fotografare.
Scegliamo la foto più bella, la sistemiamo, la consegniamo in alta definizione al proprietario, scaricandola dal nostro sito e in cambio chiediamo una piccola donazione. Donazione che devolviamo ogni volta a sostegno di associazioni, canili eccetera, che aiutano i cani meno fortunati.
Chi segue l’associazione ha visto che ti sei avvicinata al mondo dei Levrieri adottando Virginia.
Tutto questo grazie a Faccia da Cane?
Si, non conoscevo i levrieri che consideravo bruttini, ne tanto meno quello che succedeva in Spagna.
Il primo levriero che ho fotografato si chiama Desmo e nel mentre che lo fotografavo, mi hanno raccontato che era stato salvato dalla perrera, quindi da morte certa.
Quel giorno decisi di devolvere le donazioni ad Insieme per FBM, un’associazione italiana senza scopo di lucro, che opera contro il massacro dei galgos in Spagna e lavora a sostegno della Fundacion Benjamin Mehnert.
Poi ho conosciuto Tito (la causa di tutto!) un galgo nero, gettato vivo dentro ad un pozzo.
Lui era riuscito a salvarsi, perché la corda che gli era stata legata al collo, si era impigliata sulla scaletta permettendogli di mantenersi a galla.
Un passante ha poi chiamato la Fundacion Benjamin Mehnert e i volontari sono accorsi all’istante.
Si sono calati per salvare Tito e, mentre la volontaria gli diceva “non mordermi”, “non aver paura”, lui gli ha appoggiato la testa al petto, come per dire grazie, ti stavo aspettando.
Ho conosciuto così questa triste realtà, guardando negli occhi queste anime.
Ogni anno sono più di 80.000 i levrieri non più utili alla caccia che vengono torturati e uccisi secondo alcune tradizioni radicate, diaboliche e inaccettabili.
Così ho deciso di adottare Virginia (ex Anais) e credo che ad oggi sia una delle scelte più belle che abbia mai fatto.
Per questo motivo ho deciso di adottare ancora!
A proposito di Levrieri, ci racconti qualcosa sull’esperienza fatta in Spagna? Ho visto che sei tornata da poco.
Insieme per FBM, organizza dei centri di volontariato presso la Fundacion Benjamin Mehnert.
Ho deciso di partecipare a maggio e poi qui ad ottobre. E’ difficile descrivere quello che si prova, perché quando si apre il portone della FBM è come entrare in una bolla di sapone.
Sei costantemente in bilico tra il bene ed il male.
Non hai tempo di pensare, perché ogni secondo lo dedichi a queste 700 anime che cercano un bacio, una carezza o semplicemente fiducia.
E’ un’esperienza che consiglio a tutti.
Vivere appieno quello che succede ti fa capire molte cose.
La FBM è una struttura pazzesca.E’ quella terra di passaggio, dove vengono salvati, curati, accuditi i galgos abbandonati, fino a quando associazioni come Insieme per FBM non trovano una famiglia per la vita.
Vivere tutto questo è indescrivibile.
Questa volta per me è stata molto dura.
Avevo la consapevolezza di quello che mi aspettava perché la caccia era aperta da un mese.
Nonostante il divieto di caccia, per via di una malattia che sta decimando le lepri, molti galgueros ogni domenica, continuano a cacciare con i propri levrieri.
Tutto questo significa abbandono, uccisioni e maltrattamento.
Quando ero lì, sono stati salvati molti galghi.
Vederli entrare dal portone, alcuni con zampe rotte, maltrattati e abbandonati, ti distrugge il cuore.
Sei arrabbiata, schifata, vorresti urlare…ma poi ti basta vedere con quanta nobiltà ed amore vengono accolti.
Che siano uno, 100 o 700, ogni galgo lì è amato e rispettato.
Una delle cose che più mi ha colpito è la bontà di questi animali.
A differenza di altre razze, il galgo non è un cane aggressivo e forse questa è la sua condanna.
Quando un galgo ha paura non proverà mai a morderti (la classica difesa di un cane), ma lui o subisce o tenta la fuga (lui sa che può correre veloce!).
Quindi puoi entrare senza problemi in qualsiasi gabbia, per essere violentata di baci, scodinzolii, feste. Tutto questo è disarmante.
Ogni galgo ha subito una violenza (fisica e mentale), ma nonostante tutto ci credono ancora.
A maggio, durante la mia permanenza, siamo stati chiamati per una segnalazione di una mamma galga randagia con 4 cuccioli.
Siamo saliti in macchina, ci siamo diretti verso il punto che ci avevano indicato.
Io avevo un nodo allo stomaco, avevo paura.
Quando siamo arrivati c’era Amalur (l’abbiamo chiamata così per la dolcezza di questa mamma) una galghetta nera insieme ai 4 cuccioli.
Senza timore si è fatta avvicinare, si è fatta salvare!
Ogni mattina, dei giorni successivi, passavo a salutarla per ringraziarla…e oggi ho conosciuto uno dei suoi cuccioli che è andato a vivere a Roma, mentre lei è ancora in FBM che aspetta una famiglia. Se la merita.
A metà novembre abbiamo organizzato un evento a Lecco insieme a Pet Levrieri, un’altra degna associazione italiana che sostiene la causa contro le corse dei Greyhound.
Le donazioni che raccoglieremo andranno a sostenere i Greyhound di Macao che dalla Cina arriveranno in Italia in cerca di una famiglia.
Per concludere, oltre ai ringraziamenti per questa bellissima possibilità, vorrei solo dire di ADOTTARE, AMARE e RISPETTARE.
Non solo gli animali, ma anche il mondo in cui viviamo.
Grazie a te Alessia per tutto quello che ci hai raccontato e per il grande amore che traspare in ogni tua parola verso tutte le anime belle in cerca di una famiglia per sempre.
Carla Zanutto