Creative Lab Magazine: La Luna in Tasca
Oggi per la rubrica Creative Lab Magazine vi presentiamo Elisabetta di La Luna in Tasca.
Mi presento, il mio nome è Elisabetta e sono una creativa patologica da sempre.
Sembra la presentazione agli alcolisti Anonimi?
In effetti ci sono giorni in cui la necessità di creare qualcosa si fa così impellente da sfiorare la fissazione. Negli anni ho fatto corsi di pittura su ceramica, acquerello, cartonaggio e scrittura creativa. Per approdare sette anni fa, con la nascita della mia seconda figlia, al cucito creativo ed entrare così nel meraviglioso mondo delle stoffe. Inutile dire che da allora non ne sono più uscita.
Creare però non vuol dire necessariamente produrre qualcosa di eclatante, utilizzando una tecnica artistica particolare.
Creare è anche solo aprire il frigo mezzo vuoto e inventarmi su due piedi una ricetta sfiziosa da mettere in tavola, riordinare i libri negli scaffali in base al colore o andare in giardino a raccogliere fiori e ramoscelli e farne una composizione da mettere in salotto.
Anche questa è creatività e tutti possiamo essere creativi e probabilmente lo siamo, solo che alcuni ancora non lo sanno.
Se poi aggiungiamo manualità, curiosità, voglia di sperimentare, desiderio di imparare puoi vedere nascere sotto i tuoi occhi opere uniche e meravigliose. La gioia che ne ricavi è indescrivibile e sappi che questa sensazione crea dipendenza.
Chi crea per passione o per mestiere (o per entrambi, meglio ancora!) vive per inseguire quell’emozione lì, non teme di sbagliare o cadere perché non si arrende e il suo motto è: ci riprovo!
Certo, la vita di una creativa non è tutta rose e fiori, soprattutto se ambisci ad avere un minimo ritorno economico da questa tua bruciante passione e vorresti farne una fonte di guadagno oltre che il pozzo dove spendi tutti i tuoi risparmi, acquistando chili di materiale creativo di cui forse non hai bisogno.
Ci sono giorni in cui l’ispirazione giusta non arriva, altri in cui avresti pronte cento idee bellissime, ma ti mancano il tempo e lo spazio per realizzarle, allora le accantoni per la prima occasione utile e, quando ci ritorni, ti accorgi che le idee non erano cento, ma dieci, e forse non erano neanche tanto belle. Altre volte ti alzi la mattina con un progetto in mente e non ti schiodi dal tuo tavolo finché non hai finito.
Quindi raddrizzi la schiena, strizzi gli occhi, guardi bene il tuo operato e ti batte forte il cuore, perché non poteva venirti meglio di così.
Quella sensazione somiglia molto alla felicità, ma dura giusto qualche minuto.
Il tempo di riemergere dal torpore, dare un’occhiata intorno a te, guardare con occhi nuovi la tua casa (che è il luogo dove normalmente dai sfogo alla tua creatività) e scoprire che nel frattempo è passato un tornado: tua figlia minore ha giocato a Barbie, seminando ovunque vestitini e scarpette, ma anche Lego, colori e puzzle; la maggiore aspetta da due ore di poterti ripetere le lezioni di Storia, Arte e Inglese per le interrogazioni e quel ben noto rumore di cancello elettrico che si apre ti dice che sono le 19.30 di sera e tuo marito è rientrato dal lavoro e tu non hai ancora minimamente pensato alla cena.
Accendi subito il forno, che non si sa mai, sistemi come puoi una cosa lì e una là e accogli il tuo uomo sulla porta di casa stringendo al petto con tenerezza infinita il tuo ultimo pargolo fatto di stoffa e nastrini colorati.
“Ciao Amore! Guarda cos’ho fatto oggi! Ti piace?”
“Mhmm…Bello! Cos’è?”
“È una borsa fasciatoio con quattro tasche, l’imbottitura, l’asciugamano di ricambio e i bottoncini coordinati.” Dici tu con orgoglio.
“Caspita” risponde lui “Per chi è?”
“Per nessuno. Mi è venuto in mente e l’ho fatta. Magari a qualche mamma serve”.
“Hai fatto bene, amore” . Promossa “Quando si cena?”
“Tra poco, mentre finisco, tu fatti una bella doccia rilassante”
Lui si tuffa in bagno e tu ti tuffi in cucina, perché nel frattempo hai deciso di fare al volo una torta salata che renderà tutti felici. Butti un’ultima occhiata al tuo fasciatoio da viaggio e pensi: “Ma quanto bello sei? Mi sa che domani ci abbino un paracolpi da lettino”.
Ma questa è un’altra storia e domani, si sa, è un altro giorno.