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Interviste

Angela Inferrera, consulente d’immagine

Angela Inferrera, dopo essersi laureata in Scienze della comunicazione con un master in Relazioni pubbliche, decide di percorrere la stada del blogging e di “reinventarsi” consulente d’immagine.

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Angela Inferrera: donna, mamma e consulente d’immagine. Raccontaci un po’ di te e di come nasce questa tua passione.

Comincerò dandovi una notizia: non ho frequentato una scuola per diventare consulente d’immagine! Sono nata e cresciuta nell’ambiente moda. I miei genitori hanno sempre avuto negozi d’abbigliamento, quindi ho visto vestire (e poi ho vestito a mia volta) donne di tutte le età, le taglie e le forme. La mia scuola è stata l’esperienza, maturata letteralmente nell’arco di una vita. Dopo l’università, ho deciso di staccarmi dall’ambiente del negozio, ma sono rimasta sempre all’interno del settore moda. Dopo aver avuto la mia prima figlia, sono tornata a prendere in mano l’ultimo dei negozi di famiglia, fino alla sofferta decisione di chiuderlo. È stato allora che ho pensato di mettere insieme le due cose che amo di più: la scrittura e la moda.
Così è nato concosalometto.com, che all’inizio era un blog che prendeva il nome dalla domanda che mi facevano più spesso le mie clienti: “Questo con cosa lo metto?”.
L’obiettivo del blog era quello di ricreare on line l’ambiente di familiarità e fiducia che c’era all’interno del nostro negozio. Poi, nel tempo, si è evoluto in un sito dedicato alla consulenza d’immagine, con diversi servizi, tra qui anche un videocorso di self styling: ho deciso di trasformare finalmente in una professione l’esperienza di una vita! 

Il tuo blog vuole aiutare le donne di tutte le età e di tutte le taglie valorizzarsi. Quanto pensi sia importante questo aspetto in una società stereotipata come la nostra?

Non è importante: è fondamentale! Il problema dell’omologazione c’è sempre stato. Il guaio è quando diventa un qualcosa con cui si comincia a vivere fin da ragazzine, perché sottoposte tutte e continuamente agli stessi modelli, senza venir educate a guardare cos’è di nostro gusto e cosa valorizza noi, indipendentemente da quello che ama massa. Trovare quello che piace a noi e con cui noi ci piacciamo è il primo passo per costruire il nostro stile personale. Può non essere un processo velocissimo, può servire del tempo, ma la soddisfazione di guardarsi allo specchio e di piacersi per come si è credo sia impagabile.

Quali sono le donne che solitamente si rivolgono a te? Ci racconti un episodio divertente che ti è capitato lavorando?

Lavoro molto con le “anta girls”, come ho affettuosamente ribattezzato le donne che hanno svoltato la boa degli anta. Queste simpaticissime ragazze spesso sopra i cinquant’anni hanno una grinta incredibile e davvero voglia di rinnovarsi e piacersi. Un altro gruppo di donne con cui lavoro molto sono le neomamme: fisici che cambiano, esigenze di vita diverse… a volte si può aver bisogno di una guida per destreggiarsi in questi mutamenti! Più che un episodio divertente, ve ne racconto uno che mi ha dato gran soddisfazione: ho lavorato per una dirigente aziendale “anta girl”, che dal suo abbigliamento non faceva minimamente trasparire la carica e il piglio da leader che aveva. Una donna intelligente e simpatica, di tempra davvero non comune: vederla tirare fuori la vera se stessa solo abbinando in modo diverso giacche e pantaloni è stata una gratificazione enorme.

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Ci dai qualche consiglio per i prossimi mesi: quali saranno i must da avere assolutamente nei nostri armadi?

Visto e considerato che i prossimi mesi molto probabilmente li passeremo senza uscire più di tanto, direi che i capi immancabili dovranno essere il più comodi possibile, ma senza rinunciare alla femminilità e ad essere chic anche in casa! In linea di massima comunque, a prescindere dalla quarantena, sono dell’idea che avere una capsule con alcun capi basic nell’armadio sia molto utile. Tra questi, una camicia bianca, un jeans e un paio di sneakers, preferibilmente chiare: con questi tre capi riuscite ad abbinare metà del vostro guardaroba.

Parli spesso di moda sostenibile e di rispetto per l’ambiente. Credi che le aziende che si avvicinano a questi concetti eco friendly lo facciano solo per farsi pubblicità o qualcosa sta davvero cambiando?

Sono felice di poter dire che qualcosa sta davvero cambiando. Negli ultimi anni sono sorte tantissime piccole imprese il cui vero credo aziendale è quello di lavorare non solo in modo sostenibile, ma anche etico, recuperando competenze proprie del made in Italy e per troppo tempo dimenticate. Detto questo, purtroppo c’è ancora tanto, tantissimo greenwashing e un consumatore poco informato o poco attento può caderci dentro molto facilmente, abbagliato da una facciata di sostenibilità che cela filiere non etiche e non interamente sostenibili.

Quanto è importante fare moda etica al giorno d’oggi?

Per me, è l’unica opzione percorribile. Lo dico facendo io stessa un’ammissione di colpa: prima di vedere “The true cost” non avevo idea di cosa ci fosse dietro al sistema moda, nonostante io ci abbia vissuto dentro tutta la vita e me ne vergogno. Una volta però che ho scoperto la realtà delle cose, non ho potuto fare a meno di prendere una posizione. Spero davvero che una maggiore informazione e sensibilizzazione in questo senso permetta a tanti altri di “svegliarsi”, così come è successo a me, e di rendersi conto che vestirsi in modo etico e sostenibile non vuol dire affatto rinunciare a vestirsi con gusto o dover per forza spendere un mucchio di soldi. Sono luoghi comuni che con il mio lavoro sto cercando di sfatare. 

Come riesci a conciliare la tua vita di mamma con il tuo lavoro?

Correndo come una matta! Scherzi a parte, per me la soluzione, soprattutto in questo particolare momento storico, è una buona organizzazione e l’aver instaurato un equilibrio con il mio “non marito” (il mio compagno e papà delle mie bimbe). Ci siamo divisi il tempo e la gestione delle piccole, cosa che in tempi di smartworking è necessario. Questo ovviamente significa un impegno non stop su un fronte o su un altro, tra casa, figlie e lavoro vero e proprio, ma non mi lamento.
Com’è che si dice?
“Fai quello che ti piace e non lavorerai nemmeno un giorno nella tua vita”.
E ho la fortuna di poter fare un lavoro che mi piace tantissimo.
Certo, a volte sono stanca morta, non lo nascondo, ma mi basta un messaggio delle mie ragazze che mi fanno vedere quanto sono felici perché hanno messo in pratica i miei consigli o perché hanno cominciato a seguire un percorso di vita sostenibile leggendo i miei articoli e mi passa tutto. Sono i momenti in cui sento di stare facendo davvero qualcosa di concreto per migliorare un pochino la loro vita!

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