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Il biglietto nel bon ton del viaggiatore

L’avventura del viaggio.

Biglietto alla mano e molta emozione. Ricordi vivi della prima volta in cui ho preso il treno sola: non avevo 14 anni.

Un’ora di Bologna – Firenze ben prima delle frecce da 35 minuti e su quello che oggi sarebbe un misero Intercity.

Io, fiera della mia autonomia, non sapevo che quel signore garbato e gentile che era il Capotreno sapeva tutto… e mi aveva tenuta d’occhio l’intero tragitto.

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Qui scaglio la prima freccia a favore dei controllori dei treni, la categoria di persone che secondo me riceve più insulti nell’arco di una giornata. Se ci capita quello che con arroganza vuole vedere il nostro biglietto, non rispondiamoli per le rime. Immaginiamo la scena precedente: ha appena litigato con l’ennesimo furbetto che ha provato a fare Milano – Napoli chiuso in bagno. Oppure ha tentato di spiegare a una comitiva di stranieri che avevano preso il treno sbagliato e che erano costretti a pagare una multa. Insomma, sfoderiamo un sorriso e chiediamo un attimo per frugare in borsa o per scorrere gli sms e/o le e-mail per trovare questo dannato biglietto. Sono sicura che la cortesia verrà ampiamente ripagata!! Quante volte a me, pendolare in Regionale, è stato concesso il lusso di un viaggio in Alta Velocità a causa dei ritardi sulla linea?

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La prima regola del viaggiatore ben educato: fare il biglietto

Essenziale per viaggiare, è il biglietto: come non si sale su una barca o su un aereo privi, così  non si deve prendere un treno o un pullman senza esserne muniti. Questa regola assume un valore aggiunto, se applicata sulle linee regionali, perché conferma come la nostra educazione sia radicata su principi sani e imprescindibili!

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Bolge assassine di pendolari che si accalcano all’ingresso dei treni, gente che calpesta, altra che sgomita e persone urlanti che impreca. Queste non sono una buona scusa.

Anche se veniamo fagocitati da quella ressa, nessuno ci esonera dal fare il biglietto!

 

Caterina Pascale Guidotti Magnani

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