Il gioco del silenzio nel bon ton del viaggiatore
Il silenzio in viaggio è prezioso: ecco la quarta regola del bon ton del viaggiatore.
Quando ero bambina andava molto in voga il Gioco del silenzio. Onestamente non penso fosse la gran moda di fine anni Ottanta, quanto l’escamotage di una madre per sopravvivere alla chiacchiera continua di una figlia. Questa figlia ero io: tutt’ oggi potrebbero usarmi come esempio alla voce “logorroico” sul Dizionario, ma ho imparato a contenermi. Faccio ancora fatica in un salotto, dove spesso divento noiosa e incontenibile, ma in treno sono la campionessa del gioco che mi faceva fare mia madre!!!
Viaggio spesso sola, quindi le percentuali di disturbare i vicini con discorsi frivoli e inutili insieme all’amica sono basse. Inoltre non ho la tendenza (poco educata )di attaccar bottone agli sconosciuti, però il cellulare suona anche a me. Anzi, non suona: vibra, perché appena salgo sul mezzo di trasporto, inserisco la modalità silenziosa, come ho già consigliato di fare (qui).
Se il cellulare prende, la telefonata può durare anche 15 minuti o mezz’ora, perché chi mi chiama sa che apprezzo la compagnia in viaggio, anche se via etere. Un po’ per educazione e un po’ per riservatezza, mantengo un tono di voce il più basso possibile. Insomma, quel che serve a farmi sentire dall’altra parte del telefono, ma che evita a chi mi siede accanto di ascoltare tutti i fatti miei. I nostri vicini, come non sono interessati alla musica che ascoltiamo e ai film che vediamo, probabilmente stanno benissimo senza sapere la storia della nostra vita.
Questa regola perde di valore soltanto in due momenti del viaggio, cioè alla partenza e all’arrivo: si saluta sempre. Il mutismo totale è poco educato tanto quanto l’urlo sguaiato al cellulare!
Caterina Pascale Guidotti Magnani